Anche in questo venerdì prefestivo torna puntuale la consueta rubrica con la quale “L’Opinione delle Libertà” vuole dare voce e spazio ai volti noti e meno noti della letteratura italiana. Questa settimana vi consigliamo “Stato di famiglia” di Alessandro Zannoni (Arkadia Editore).

Alessandro Zannoni è scrittore e sceneggiatore per il cinema. Deve il suo debutto editoriale ufficiale – dopo essere stato autore autoprodotto con successo di critica e pubblico – a Luigi Bernardi, indiscusso maestro della letteratura nera italiana che lo fece esordire nel 2008 con Biondo 901 per Perdisa Pop. Ha al suo attivo quattro romanzi, l’ultimo, nel 2018, è il suo primo romanzo per ragazzi, “La leggenda di Berenson” (Pelledoca editore). Docente di corsi di scrittura, organizza a Sarzana “Mi piace corto”, il primo festival dedicato ai racconti, e conduce “Senzafiltro”, programma radiofonico in onda sulla radioweb RadioRogna.it.

La Storia

Come disse il poeta britannico Auden, “il male non è spettacolare ma umano, e dorme nel nostro letto e mangia al nostro tavolo”. Zannoni tratteggia la quotidianità del male, ponendo al centro la famiglia e le sue trasformazioni in una società dominata dall’insofferenza.

Una silloge di racconti che prende vita da una forza motrice atavica ed irrazionale, che risiede nei meandri più angusti dell’animo umano. Ogni storia è “girata” dall’autore come fosse la scena di un film, sapientemente montata all’interno di una struttura narrativa omogenea e al contempo multiforme, in cui si ha senso di esistere solo perché si è parte del tutto. I racconti – il cui titolo è sempre un nome di persona, quasi per aiutare il lettore a familiarizzare – si leggono tutti a ritroso, partono dall’evento scatenante della vicenda per andare poi ad analizzarne cause ed emozioni. Le angolazioni da cui i fatti vengono ripresi sono sempre differenti e ci mostrano uno spaccato sociale dalle tinte oscure, rispetto al quale è difficile azzardare previsioni o delineare prospettive. L’irrazionalità del male e l’impossibilità di gestirne gli sviluppi aprono una voragine nello stomaco di chi legge, arrivando in maniera diretta e neanche minimamente edulcorata.

“I protagonisti di questi racconti sono le cavie di un laboratorio, soggetti a una condizione mentale e ambientale che inevitabilmente li pone di fronte a conseguenze, effetti collaterali di un destino sbagliato, di una natura cattiva. Zannoni, come un bravissimo sceneggiatore ci mostra il male, le sue distorsioni senza alcun fine didascalico. Il Male sta lì e non può essere gestito. È un fatto irrazionale. C’è e si manifesta. Lo vedi esplodere, e ne puoi intuire la potenza anche da fermo, prima che sia realmente visibile. È come il fischio sinistro che precede il terremoto. Zannoni ci fa percepire tutto questo in modo perfetto, non solo perché ogni parola e il suo significato sanno stare al loro posto, ma anche perché vengono incastrate in ogni scena, a loro volta montate sapientemente [...]”.

Alessandro Zannoni impugna il linguaggio come fosse la lama di un bisturi, in procinto di effettuare un taglio preciso e pulito. Lo stile è essenziale ed asciutto, veicolo perfetto di emozioni crude che hanno lo scopo di sconcertare e far riflettere. Un libro che va dritto allo stomaco, capace di filtrare negli strati più profondi della coscienza umana.

Aggiornato il 19 aprile 2019 alle ore 12:19