Al Brancaccino la “tragedia contemporanea” di Gili

“Chi è di casa”? Come sempre: il Diavolo e l’acqua santa. Dove il primo è come di consueto immerso, invisibile, nella seconda. Cioè, oggi più che mai il Demonio è molto più presente di Dio tra di noi. Questo significa che mentiamo nei pensieri e nelle opere anche quando crediamo di dire la verità e di fare del bene. E certe resistenze alla rivelazione di noi stessi, di quel poco o di quel pochissimo che noi siamo, ci mostrano il prezzo del Paradiso perduto a causa di una ormai tramontata (forse per sempre) ricerca della beatitudine francescana nelle cose e nelle dichiarazioni di fede, cancellate dalla radicalizzazione del relativismo e di un malinteso multiculturalismo, che equipara persino le credenze religiose trovando che tutte si assomiglino nei pregi e virtù come nei difetti congeniti. Quindi, domina l’incapacità dell’elaborazione del dramma e dell’offerta della sua inevitabile tribolazione alle ragioni di un Assoluto che ci trascende, del tipo “Sia fatta la volontà di Dio!”. Per quanto sia difficile approfondire gli aspetti di cui sopra concentrandoli in una breve pièce teatrale, il drammaturgo-regista Filippo Gili decide di riproporli accuratamente nidificati (sicché una sua visione superficiale non aiuta) in “Ovvi Destini”, in scena al Brancaccino fino al 20 di aprile.

Così tre esistenze di sorelle (ben descritte e rese vive dalla brillante ed emozionante recitazione delle attrici) montano l’onda dei sentimenti contrastanti con un focus unico e non risolubile: la paraplegia di Costanza (Daniela Marra), la più piccola tra di loro. Gili dimostra come nessuno di noi sia conforme a standard astratti, o canoni universali, perché Bene e Male trasfigurano l’uno nell’altro all’interno degli ampi spazi di frontiera che li suddividono, e ne otterrà una dimostrazione attraverso la descrizione dei caratteri e del confronto serrato tra le due sorelle “normali” Laura e Lucia (rispettivamente interpretate da Vanessa Scalera e Anna Ferzetti), chiamate a giocare l’antica ordalia del Giusto e dell’Ingiusto. Fulcro del contendere è l’invalidità procurata da una di loro alla sorella Costanza e la vicenda di quell’infortunio rappresenta il fantoccio rotante, quello che con la mazza di punte di ferro è destinato a colpire l’incauto concorrente che non l’abbia schivato per tempo. La storia volutamente contorta è la seguente: Costanza si ferisce a causa del crollo del tetto di un capannone industriale abbandonato, in cui un divieto formale di accesso non è stato fatto rispettare da barriere fisiche insuperabili. Così, accade che all’interno del suo perimetro trovino ospitalità vagabondi, nomadi e frequentatori di ogni tipo come le tre sorelle.

Laura sceglierà una barra d’acciaio come attrezzo ginnico occasionale e la rottura improvvisa di questo elemento provocherà uno strano domino che porterà al crollo della residua copertura, travolgendo Costanza e uccidendo due ragazzini nomadi che si trovavano all’interno degli spazi interdetti. Lucia ignora le cause del crollo, ben note sia a Laura, affetta da una ludopatia compulsiva, che a un altro essere sconosciuto apparso loro sotto le sembianze di un fisiatra: il misterioso Carlo (Pier Giorgio Bellocchio) che segue e si prende cura di Costanza presso differenti strutture riabilitative sanitarie. È lui a raccontare a Laura di aver assistito a distanza al pieno svolgersi del dramma e degli eventi che lo hanno preceduto, pretendendo denaro in cambio del suo silenzio. Fin qui sembrerebbe una triste storia ordinaria di ricatti che fa leva sulla fragile personalità di chi viene estorto perché incapace di confessare la tragica verità persino a se stessa. Sennonché spunta un “dono immeritato”: al primo squillo di un telefono imprecisato Laura dovrà esprimere mentalmente un desiderio che si avvererà dopo 24 ore esatte. E sarà proprio un perfetto finale a sorpresa ad avvalorare quanto detto sopra del Diavolo che si bagna invisibile nell’acquasantiera: chi immergerà la mano per segnarsi rimarrà invece segnato dalle stigmate delle proprie ossessioni!

 

Aggiornato il 15 aprile 2019 alle ore 18:11