Nel teatro dei Familie Flöz non esistono parole e voci, perché non contano: il corpo racconta tutto. Svela l’amore di un’anziana proprietaria di albergo per il proprio lavoro, l’intraprendenza di una figlia e l’inettitudine di suo fratello, l’imbecillità di un poliziotto, la perseveranza di una cameriera cleptomane e innamorata, anche se entrambe le sue passioni sono senza speranza.

Al limite può aiutare la musica, che ha anche il vantaggio di accompagnare le affascinanti piroette acrobatiche improvvisate dai personaggi, prima che vengano travolti dagli eventi drammatici che di lì a poco si abbatteranno sull’hotel e sulle loro esistenze. Un originalissimo mix tra cinema muto, teatro moderno e mimo. Così le maschere, mostruose e tenere, indossate dagli attori, invece di conferire fissità ai volti sembrano, sorprendentemente, acquistare espressione ed adeguarsi ai movimenti e agli stati d’animo.

Nell’Hotel Paradiso (fino a domani alla Sala Umberto di Roma) si muore, ma c’è morte e morte. Perché se si muore di vecchiaia o di dolore si sale nel mondo dei ricordi e del rispetto, direttamente in ascensore. Se invece si muore perché si perde (letteralmente) la testa per tracotanza e opportunismo, il rischio è che il cadavere finisca palleggiato tra gli spettatori, chiuso in cassapanca e, finalmente, sezionato con la motosega da un cuoco privo di peli sullo stomaco. La sostituzione delle tendine alle finestre può trasformarsi in motivo di faida tra i fratelli, in guerra per la successione al timone della struttura ricettiva. Ad accendere brucianti passioni non sono le clienti sexy, altere e leopardate, ma quelle dall’aria timida ed ingenua. Il servizio più prestigioso dell’hotel sarebbe una fontana a pompa, dalla quale sgorgano acque terapeutiche. Epperò, quando un intervento taumaturgico servirebbe davvero, la pompa non funziona più.

Ma la trama della pièce Hotel Paradiso, infarcita di furti, morti misteriose, esecuzioni sommarie, smembramento di cadaveri umani ed animali, polizia, amori negati o delusi, fantasmi, rivalità professionali e fallimenti, non deve trarre in inganno: si ride quasi ininterrottamente durante l’ora e un quarto di spettacolo. Ma l’elemento che più cattura, probabilmente, è la poesia: delle ombre, dei corpi, delle danze e dei silenzi.

Lo spettacolo, contrariamente a quanto si possa immaginare, è adattissimo ai bambini, che sicuramente non avvertiranno la nostalgia di dialoghi e monologhi di voci impostate, ma apprezzeranno la comicità mimica. Il gioco è indovinare quanti siano gli attori in scena, a rappresentare le decine di personaggi che popolano la pièce. Non è semplice, ma ce la si può fare. Dopo gli applausi di rito – in genere ovazioni – non andate via, perché i giovani attori hanno in serbo un’ultima, incredibile sorpresa per gli spettatori.

 

 

 

Aggiornato il 06 aprile 2019 alle ore 17:44