Nata a Casoria, periferia Nord di Napoli, è tutt’altro che: “a matina me sceto, me lavo, me vesto, vaco a fatica, po’ torno e m’addormo. Comm è bello a campà!” (tradotto dal napoletano: la mattina mi sveglio, mi lavo, mi vesto, vado al lavoro, poi torno e mi addormento. Che bella la vita!), tormentone con cui si presentava Creolina (ingenua ragazza napoletana che lavora in un negozio di casalinghi), uno dei suoi personaggi più amati, assieme a Veronica (operaia di una fabbrica di borse), Natasha (cantante neomelodica e trans), Assundam (donna afghana del Sud, con un forte accento partenopeo). “Ho anticipato i social, già da bambina avevo amici virtuali”, confessa ai microfoni de 'L’Emigrante', Radio Italia Anni 60 Roma.

Rosalia Porcaro, attrice soprattutto comica, come la conosce il grande pubblico, con questa pièce teatrale scritta a quattro mani con Corrado Ardone, per la regia di Carlos Branca, fa conoscere un altro aspetto della sua vena artistica, che per i più attenti già trapelava qua e là dai suoi personaggi, ma qui, anche in veste di autrice fa venire a galla la sua anima intensa, a tratti drammatica. La storia è quella di una mamma malata di Alzheimer, una figlia viziata ed infantile che non è preparata ad affrontare la malattia della mamma, e una badante cinica e grottesca.

Rosalia interpreta tutto da sola, si avvale di una controfigura interpretata da Rosanna Pavarini, e di una colonna sonora superlativa: gli anni d’oro sudamericani di Mina e Ornella Vanoni, che a tratti ricordano i film e le atmosfere di Almodóvar. Già dal titolo “Core ‘ngrato” preso in prestito dalla celebre canzone del 1911 scritta da Sisca/Cardillo (che più volte si sente in sottofondo), o alla struggente “‘O Marenariello” scritta da Gambardella/Ottaviano nel 1893, si capisce l’importanza dei dettagli nella cura dello spettacolo.

Anche un omaggio nemmeno poi tanto velato a “Questi fantasmi” di Eduardo De Filippo, forse a sottolineare i fantasmi che albergano in ognuno di noi, come l’amico immaginario o gli amici virtuali cui lei fa riferimento. Pubblico entusiasta e partecipativo, alcuni spettatori ad abbracciarla in camerino commossi fino alle lacrime ripetendo che si sono ritrovati in quelle parole, altri ad aspettarla all’uscita del teatro come si aspetta una sposa fuori la chiesa per lanciarle il riso. Rosalia, artista generosa non si è risparmiata in sorrisi, abbracci e autografi.

Al Teatro Roma fino al 10 marzo. Info: 06/7850626

 

Aggiornato il 01 marzo 2019 alle ore 15:26