Caro Tasso estinto

Sarebbe facile, troppo facile, quasi come sparare sulla Croce Rossa o essere dei Maramaldo, fare dell’ironia sulla sbadataggine di un rappresentante di Fratelli d’Italia, a Ferrara, che qualche giorno fa ha scambiato la tomba del dottor Torquato Tasso per il cenotafio del più noto e augusto omonimo estense e tutt’oggi alla chiesa di Sant’Onofrio al Gianicolo, naturalmente a Roma, anteriore alla tumulazione precedente di alcuni secoli.

Una svista, una distrazione, diranno i più. No. Purtroppo questo evento, che meriterebbe una risata di commiserazione per chi non ha neanche avuto il pensiero di informarsi prima di scrivere, è il significativo segno, anzi uno stigma, del livello “culturale” oggi di una certa Destra italiana. Quando da anni, io e con me altri di me assai migliori, reiteratamente al limite della noia, si va ripetendo che prima di ogni altra cosa, la Destra, deve avere una formazione, una preparazione reale, profonda e alta dal punto di vista culturale, è evidenziato da questi fatti sempre più frequenti.

L’accaduto dimostra anche un’altra cosa, ovvero che l’attuale milieu culturale della Destra italiana non vuole – proprio non ce la fa evidentemente – risalire oltre i primi del secolo scorso, ed ecco che uno dei più grandi scrittori del nostro Rinascimento viene spostato temporalmente in avanti di quasi mezzo millennio.

Forse sarebbe ora di cominciare a capire che non si può costruire una base culturale esclusivamente sul Carso, su Fiume, su Trieste, sulla Repubblica Sociale, né sugli scontri di piazza degli anni Settanta, e neppure con appropriazioni incongrue sulla letteratura fantastica e altro. Ma il discorso si fa lungo e articolato. Il problema è che la Destra, quella di adesso, non ha conoscenza del passato aureo di questo nostro Paese, ogni storia comincia nel Novecento e lì termina; vivono ignari di miti, di eroi, di imprese, inconsapevoli della grandezza artistica e letteraria di una nazione che era già grande quando “nazione” non era.

Si inneggia a Jan Palach, ma si dimentica Giovanni de’ Medici; pochissimi conoscono la nostra musica, la nostra arte, l’architettura che ha reso il mondo un luogo magnifico, molto prima dell’Eur di Piacentini. È un mondo parziale e settariamente autoreferenziale quello della Destra italiana oggi, dove lo Spirito aleggia ben poco, dove un anelito all’Assoluto viene sempre più a mancare, e mancando un passato degno di tale nome e grandezza, manca anche un futuro che è ben altro, da una sterile, ripetuta e stantia “sfida alle stelle”... meglio sarebbe uscire a rivederle quelle “stelle”.

Aggiornato il 08 febbraio 2019 alle ore 13:41