Fortune e sfortune? Ereditarie, a volte. Una sorte che caratterizza i molto ricchi, così come la descrive nell'orgia di ori, stoffe pregiate, gioielli favolosi, oggetti di antiquariato, incunaboli, ville (tante, quanto i grandi palazzi nobiliari) Ludina Barzini nel suo ultimo libro “L'Eredità”, Bompiani 2019. La storia è un'inebriante corsa all'inseguimento di più generazioni di una famiglia del tardo Ottocento, per arrivare fino ai nostri giorni. Stando al passo con la nostra epoca, “L'Eredità” è un libro di grande spessore che parla di donne in un firmamento di caratteri opposti, in cui l'epico sfoglia la pagina al tragico, narrando dell'apostasia di figli (maschi e femmine) che perseguitano i propri fratelli e madri aggredendoli attraverso procedimenti legali avviati da studi famosi, costosissimi e agguerriti sparsi ai quattro angoli del mondo.

Matricidi simbolici nelle liti sui beni che sfiniscono e usurano i cuori addolorati di Rosa e Isabella, private della pietas dell'affetto filiale al termine di lunghe e dolorose malattie. Ogni pagina trasuda l'ossessione di Rosa e poi di sua figlia Isabella, due volte vedove e due volte madri con due figli da ciascun matrimonio (di cui però i due terzi della prole si coniuga, respira, soffre e ha devastanti crisi isteriche al femminile), per la questione “Eredità” e della sua equa ripartizione dei beni tra figli di primo e secondo letto.

Un’ossessione che ha ora il volto dell’orco, ora quello del drago ma mai il volo della colomba. Piuttosto, ci parla di una guerra di vampiri che tramutano in denaro i legami di sangue: più grande è la montagna di soldi di cui si dispone, maggiore è il bisogno di vederla crescere a qualunque costo, a danno di fratelli sorelle e madri rimettendo sempre in discussione testamenti, patrimoni, usufrutti di cui beneficiano gli altri loro parenti. Come se, in fondo, la missione epocale di tali immense ricchezze fosse l'impoverimento di tutti coloro che, per nascita, abbiano legami di sangue con gli eredi legittimi. E l’unico modo di estorcere loro denaro è mettere in discussione e impugnare presso i tribunali di mezzo mondo il testamento del capofamiglia, che è poi l'unico ad avere realmente costruito quella loro ricchezza con il proprio lavoro, talento e genio.

Il vortice che accompagna l'ascesa sociale, il posto permanente nei “salotti buoni” italiani (milanesi e genovesi in particolare) e londinesi ha le correnti ascensionali dei miti che i poveri invidiano ai ricchi: le banche, le azioni, i lingotti d'oro, i conti in Svizzera, i trust, le mille astuzie di Rosa e Isabella affinché i figli di secondo letto non fossero privati delle quote ereditarie ricevute dalle loro madri che, da grandi manager ante litteram, le hanno moltiplicate per dieci e per mille del loro valore originario.

Tutti i piaceri della grande abbondanza di denaro e dei conseguenti vantaggi, come viaggi favolosi, pranzi conviviali con il potere che conta, acquisto di oggetti preziosissimi di antiquariato e di incunaboli, ci viene descritto con grande cultura e doviziosi dettagli attraverso l'elencazione incessante della tipologia e della qualità degli arredi di lusso in ville con parco, in Italia e all'estero, o di grandi appartamenti nei centri storici come delle casine da favola nelle montagne della Stiria o nei rifugi dorati in riva al mare. Oggetti di grande invidia da parte di tutti coloro che, alla morte dei capofamiglia, quando va bene hanno un fazzoletto di terra fertile su cui litigare o piccoli beni indivisi da spartire, se non ci fosse lo “sterco del Diavolo”, il Dio denaro, ad avvelenare i pozzi della vita quotidiana dei  grandi ricchi, infinitamente più infelici dei molto poveri in ogni piega della loro gigantesca fatica di stare in un mondo solo apparentemente dominato dalla loro estrema efficienza nell'accumulo di ricchezza.

Ma il vero protagonista è un piccolo quadro di Raffaello Sanzio: una deliziosa Madonnina con Bambino da appendere sulla testata del letto coniugale, che le primogenite ricevono come passaggio del testimone generazionale e che una mano anonima sottrae a Isabella. Quadro e che rappresenterà per Livia, l’ultima erede, l’unico vero bene da recuperare.

Aggiornato il 22 gennaio 2019 alle ore 15:44