Gli antichi filosofi stoici si arrovellavano con un (forse) mai risolto quesito, se il saggio debba o meno occuparsi di politica, abbandonando almeno per qualche tempo le sue speculazioni o elucubrazioni teoretiche, astratte e disinteressate per entrare nell’agone della cosa pubblica e della sua amministrazione, svolgendo un ruolo di consigliere, perlomeno, di un qualche principe che si voglia illuminare alle sacre acque di verità e conoscenza.

Politica e conoscenza, politica e verità: un rapporto antico, complesso, a volte tradito, mai dimenticato. Platone - il grande precursore del totalitarismo per Karl Popper - vagheggiò, nella Repubblica, un sistema politico in cui il governo della polis avrebbe riflettuto quello della propria interiorità da parte del filosofo governante, che avrebbe messo la parte razionale dell’anima a governare quella concupiscibile e quella volitiva. La filosofia greca legò la sfera della politica con quella della verità, o della cultura se vogliamo, se intendiamo questa come allargamento della propria visione del mondo a un punto di vista il più generale possibile, o ancor meglio universale.

Tale cruciale questione viene affrontata da un libro di Gianrico Carofiglio e Jacopo Rosatelli, “Con i piedi nel fango - Conversazioni su politica e verità” (Edizioni Gruppo Abele, 2018), che cerca di impostare un discorso di analisi e azione politica in relazione al problema della verità, a maggior ragione nel tempo della cosiddetta postverità, quando la verità, per l’appunto, è diventata mera interpretazione.

Il libro di Carofiglio e Rosatelli, presentato nei giorni scorsi alla Fiera della piccola e media editoria a Roma, analizza il rapporto tra l’esperienza individuale del politico e l’allargamento a un punto di vista generale, al fine del raggiungimento del bene comune.

Per Carofiglio “fare politica è una cosa sana, ma bisogna essere consapevoli del punto di equilibrio tra la sfera personale e il senso della comunità”. Dunque l’ambizione è legittima, a patto che il raggiungimento del potere sia rivolto ad aiutare gli altri e migliorare la situazione generale.

Rosatelli ha osservato come nel libro si sia cercato di restituire un significato diverso ad alcune parole, come esempio trasparenza e compromesso - è stato citato lo scrittore Amoz Oz per cui il “compromesso è sinonimo di vita”.

Tuttavia non sempre questo concetto viene accettato e compreso, ancor prima, dall’opinione pubblica. Ciò avviene per via della “divaricazione tra ciò che viene esibito e ciò che viene nascosto” osserva Carofiglio, come quando, in relazione alle alleanze tra partiti, “alcuni dicono di non volersi alleare con nessuno e poi lo fanno”. Lo scrittore ha osservato pii come dietro l’idea dell’accettazione del compromesso ci deve essere la percezione del punto di vista della verità collettiva, definita come “una grande consapevolezza laica”.

Politica e verità. Se vogliamo rapportare l’una all’altra, è importante riflettere e capire come sia necessario saper rapportare le istanze particolari a quelle universali. Nella politica non ci si può arroccare nelle proprie posizioni a priori, anticamera del dispotismo nelle sue varie declinazioni antiche e moderne. “Occorre saper capire le ragioni dell’altro, e occorre saper convivere con le ragioni dell’altro” osserva Carofiglio, per il quale oggi è fondamentale “esporre sempre ragioni etiche e razionali per portare avanti le proprie decisioni. Democrazia è spiegare le ragioni per cui si sono fatte alcune cose”.

Carofiglio ha chiuso la presentazione riportando un proverbio pellerossa: “Non abbiamo ereditato il mondo dai nostri padri, ma in prestito dai nostri figli a cui un giorno dovremo restituirlo”. Una verità che qualsiasi discorso politico dovrebbe tenere in conto.

Aggiornato il 13 dicembre 2018 alle ore 08:50