Dopo il 29 maggio 1453, quando fu “concessa” all’Islam la presa della Seconda Roma, la cristianissima Costantinopoli, l’area geografica chiamata Moscovia, che rappresenta oggi una ampia area del territorio Russo, diventa il polo di attrazione del Cristianesimo scismatico di Fozio e Cerulario e della Cultura Vicino Orientale. I presupposti affinché ciò si verificasse erano da tempo noti; la fascinazione che la Mela d’Oro e la cultura giustinianea esercitavano sui Gran Principi Russi prima, poi sugli Zar, era tale che la scelta di abbracciare il cristianesimo Orientale piuttosto che quello di Roma o l’Islam, fosse il “razionale” destino. Quello che particolarmente affascinava era difatti la cultura giuridica, le usanze, le vesti, l’organizzazione sociale, la religione, ma anche “l’ambiente”, il calore dei colori, la volta celeste.

Che Mosca, ormai Terza Roma, desse un’impronta decisa al profilo imperialistico si può notare con l’adozione dell’aquila bicipite, stemma imperiale dell’Impero Romano d’Oriente, ora presente nell'araldica russa e balcanica; inoltre, a completamento della “cesellatura” dell’immagine, Ivan IV groznyj, detto impropriamente il Terribile (1530-1584), immedesimandosi nel Cesare romano, cambia il suo Titolo da Principe in Caesar, con il “processo linguistico” Czar, Zar (dal 1547), cavalcando oltre che l’immagine e lo status, anche le ambizioni imperialiste dei Cesari. Gli Zar saranno il fulcro della Geopolitica della Storia Moderna e della prima parte della Contemporanea, determinando destini di nazioni e di imperi, come quello Ottomano, ed influenzando sia l’economia che la politica europea.

Il passaggio dall’Imperialismo Zarista all’Imperialismo Bolscevico, come relaziono nella mia ultima pubblicazione del luglio 2018, circa la Rivoluzione Russa, si evince anche da quanto riportato in un Bordereau d’Envoi siglato “Secret”, datato 7 gennaio 1919 (nella foto) inviato dal Conseil Supérieur de Guerre, Section Français, istituito a Versailles, ai rappresentanti militari permanenti Britannici, Italiani e Americani. In detto documento si scrive che: …Cet impérialisme Bolchevik constitue aussi pour les Alliés un terrible danger, car si la jonction se fait entre les Bolcheviks russes et les Bolcheviks allemands, l’Europe entière menace d’être infestée par cette maladie politique d’un nouveau genre.

Al di là delle considerazioni sul rischio “infestazione”, quello che viene rilevato è il mantenimento di una tradizione socio-politica del sistema organizzativo russo. Difatti si riscontra la trasformazione di tipo istituzionale dell’imperialismo, nella fattispecie, si nota che l’atteggiamento adottato dalla Russia nei riguardi di una nazione che aspirava alla propria autodeterminazione, in questo caso la Lituania, era semplicemente l’imposizione di una nuova forma di imperialismo evoluto alla luce del nuovo profilo istituzionale assunto.

I rapporti geopolitici con gli Stati occidentali, protagonisti del XX secolo, saranno contraddistinti da Presidenti russi che determineranno i lineamenti politici dell’insieme istituzionale che sarà l’Unione Sovietica, caratterizzata da tratti tendenzialmente imperialisti. Il fallimento dell’accordo denominato Deep and Comprehensive Free Trade Area, sfociato nel 2013 con le manifestazioni Euromaidan (Europiazza), determina, brevemente, la nascita della “Questione Crimea”, penisola che va ricordato, fu concessa alla Repubblica Ucraina dalla Russia nel 1954. Il rapporto con la Penisola e con l’Ucraina in generale, sarebbe troppo semplicistico considerarlo solo politico, in quanto non va dimenticato che la Russia, sociologicamente legata a radicate tradizioni, nasce con l’entità monarchica denominata Rus di Kiev.

La figura di Vladimir Putin identifica il ruolo politico internazionale della Russia da quasi 20 anni; tanto è che il leader del Cremlino si riconosce con il suo paese e viceversa. Vladimir Vladimirovič ha sicuramente personalizzato strategie politiche mondiali, sia ad est che ad ovest, ma parlando di oggi, va detto che ha contenuto ed impedito il totale disfacimento del Vicino Oriente, supportando Bashar Hafiz al-Asad, sia contro i ribelli siriani che contro l’Isis; ha bilanciato, con notevole impegno, i pesi diplomatici, influenzando e tollerando Recep Tayyip Erdoğan ed ha negoziato ed interloquito, come pochi, con il presidente iraniano Hassan Rouhani, accomunato con questo ultimo nel subire sanzioni internazionali. Con la sua “democrazia illiberale” come viene definita, caratterizza la politica interna, ma influenza anche le espressioni sociologiche globali, che manifestano sempre più spesso una esigenza socio-politica in questo senso. Ad oggi a chi conviene un’attenzione mondiale sulla “questione Crimea”? A mio avviso a Putin no; inoltre le improbabili ed inefficaci sanzioni verso la Russia, non fanno altro che accostare gli interessi economici nazionali ad un Estremo Oriente accogliente e generoso.

In conclusione, la Terza Roma, nata dopo il 1453, oggi rappresenta più che mai, in una lettura da concilio di Ferrara e Firenze (1431), la protettrice di un Cristianesimo che al di là della Confessione di appartenenza, necessita di enormi attenzioni minacciato come è da più parti.

Aggiornato il 05 dicembre 2018 alle ore 11:03