“Il mio timore è che l’Occidente declini. Questo libro vuole essere un cerino destinato ad accendere un fuocherello”.

È la provocazione di Arturo Diaconale. Il giornalista e scrittore ha firmato un saggio dal titolo “Santità! Ma possiamo continuare a dirci cristiani?”. Il direttore de “L’Opinione delle Libertà” ha presentato ieri il libro (Rubbettino, 120 pagine, 12 euro) all’hotel Parco dei Principi di Roma. All’incontro hanno partecipato: il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, il giornalista e scrittore Davide Giacalone, l’ex deputato e giornalista Alberto Michelini, il presidente dell’Anica Francesco Rutelli e il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano. A moderare il confronto è stato il vicedirettore de “L’Opinione delle Libertà”, Andrea Mancia.

Diaconale si è detto convinto che “la Chiesa resista da oltre duemila anni perché ha avuto la capacità di adattarsi ai cambiamenti del mondo in cui ha operato. Ma Papa Bergoglio, da buon gesuita cresciuto a pane, peronismo e terzomondismo anticolonialista e anticapitalista, si è spinto più in là dei suoi predecessori. Fino a trasformare l’istituzione inventata da San Paolo nella più grande Ong senza navi del pianeta, specializzata nel terreno del politicamente corretto”. Diaconale ricorda la sua storia personale: “Ho sempre vissuto controcorrente. D’altronde, sono cresciuto alla scuola di Indro Montanelli.”

Diaconale indaga sulla libertà individuale e sulla separazione tra Stato e Chiesa, tratti identitari della civiltà occidentale. Nell’attuale situazione storica, dove è in atto non solo una scissione all’interno della Chiesa stessa, ma all’interno del mondo laico, il giornalista s’interroga sulle ragioni che hanno portato il Cristianesimo ad abbandonare il suo bimillenario legame con l’Occidente. Diaconale pone un quesito provocatorio: può un laico liberale continuare – con Benedetto Croce – a dirsi cristiano? E come può farlo, se il massimo rappresentante della cristianità respinge e ripudia la metà della propria identità?

Secondo Giacalone, “Il quadro è cambiato dal tempo di Croce. Diaconale si definisce figlio della cultura risorgimentale. È chiaro che se fosse dipeso solo dal Papato, l’unità d’Italia non si sarebbe mai realizzata. Va anche ammesso che l’Europa, senza guerre di religione, non esisterebbe. La cristianità ha costruito quello che le altre culture non sono riuscite a fare. Diaconale si scaglia contro il multiculturalismo. E ha ragione. Perché il multiculturalismo sembra un frappè riuscito male”.

Anche Sangiuliano cita Croce. “Come sostiene il filosofo, finiscono per essere cristiani anche gli anticlericali. Condivido l’analisi di Diaconale. In questa fase storica, i valori dell’Occidente e i valori della cristianità rischiano di venire meno. Il concetto stesso di sacralità può essere trascurato. Ma va ricordato che se la Chiesa è la più longeva istituzione del mondo è proprio grazie alla dimensione del sacro. Diaconale, nel suo saggio, cita Lepanto e la “Reconquista”. Alexis de Tocqueville sostiene che le leggi sono la rappresentanza del diritto positivo. Ma una legge non è legge se non è ancorata al comune sentire del popolo. La provocazione lanciata da Diaconale è di grande spessore e di grande rilevanza storico-politica”.

Rutelli crede che “Papa Bergoglio possa guidare al meglio questa complessa fase che stiamo vivendo. In una società secolarizzata e pluralistica. Negli Stati Uniti stanno distruggendo i monumenti dedicati a Cristoforo Colombo. In Polonia, ne hanno abbattuto uno dedicato ai liberatori russi. Non condivido questo atteggiamento nei confronti della storia. Dobbiamo ricordarci di essere figli del pluralismo. Penso che Francesco sia stato un Papa provvidenziale. È un Papa che riesce ad interpretare la nostra società. Voglio difendere Bergoglio. Perché spesso è vittima dei titoli e dei tweet. È un gesuita molto complesso. Ha sempre detto che possiamo accogliere quelli che possiamo integrare. Anche Ratzinger ha sempre parlato di incontro di culture diverse. La verità è che finché c’è clericalismo bisogna essere anticlericali. Un fatto è certo: condivido l’idea di Diaconale per cui bisogna rifuggire dal buonismo. Perché buonismo non deve fare rima con l’assenza di regole”.

Anche Gasparri condivide “l’idea di Diaconale. Per quanto mi riguarda, faccio fatica a riconoscermi in questo Papa. Quando fu eletto Bergoglio, il cardinale Camillo Ruini mi disse: ‘Viene dall’Argentina. Sorprenderà’. Bisogna anche ammettere che la stampa decide di amplificare alcune sue affermazioni piuttosto che altre. Può darsi che alla fine del suo mandato, Bergoglio svolgerà una funzione storica importante. Me lo auguro”.

Secondo Michelini, poi, “l’informazione che sta intorno al Papa è di fondamentale importanza. Ricordo la mia intervista esclusiva a Giovanni Paolo II. Era il 1979. Gli chiesi: ‘Santo Padre, un giorno la definiscono progressista. Il giorno dopo, conservatore’. Il Papa mi liquidò brutalmente: ‘Queste categorie dividono l’uomo’. Apprezzo e stimo Diaconale, seppure mi trovi su posizioni opposte alle sue. Però è un grande piacere interrogarsi su questi temi. Il suo pamphlet è molto interessante. Anche se un po’ irrispettoso nei confronti di Papa Francesco e dei credenti”.

“Il mio libro è polemico. Ma non è affatto irrispettoso”, ribatte Diaconale. “Io – afferma – sono agnostico. E ho scritto un saggio in chiave politica. Non sono in grado di entrare in dissertazioni teologiche. La Chiesa, oltre ad essere un soggetto religioso, è un soggetto politico dell’Occidente. La verità è che le politiche di Bergoglio hanno ispirato le fallimentari politiche sull’accoglienza dei governi Letta, Renzi e Gentiloni”.

Aggiornato il 28 novembre 2018 alle ore 16:42