Il viaggio da sfogliare di Zucconi

martedì 10 luglio 2018


Sapete qual è lo spaventapasseri dell’umano viaggiatore? La stanza d’albergo. Soprattutto se fai l’inviato speciale a vita, mestiere dell’imprevisto e dell’imprevedibile come quello di Vittorio Zucconi, che lo racconta al grande pubblico nel suo esilarante e travolgente libro autobiografico “Il lato fresco del cuscino” (Feltrinelli Editore), presentato il 5 giugno scorso alla libreria Red di Roma da una spalla del calibro di Aldo Cazzullo, suo devoto allievo. Un giornalista, Vittorio Zucconi, con nessuna e tante case provvisorie ai quattro angoli della Terra, sul modello di Tiziano Terzani e Oriana Fallaci. Tutti loro rappresentano ircocervi alati senza piume né coda, dotati di particolari appendici di latta, spesso insicure nel loro volo a reazione, che li trasportano docili o imbizzarrite un po’ ovunque. All’opposto, cioè, di quei perfetti modellini senza motore, straordinarie imitazioni in scala dei B-52 e dei Phantom F-4, che mani abilissime di bambini, uomini e donne vietnamiti, discendenti delle gloriose armate di Giáp, confezionano con i milioni di lattine della coca cola (abbandonate ubiquitariamente come pattume delle lunghe attese dai Marines delle truppe di “liberazione” americane), per venderli ai rari turisti dietro compenso di misere somme in denaro pagate nella moneta locale.

La stanza, dicevamo. Quella degli alberghi a cinque stelle, oppure quell’altra dei mostriciattoli minacciosi di brullo cemento della Mosca sovietica, infestate da rapidissimi, imprendibili scarafaggi che però nulla potevano sottrarre al sonno di uno stremato corrispondente. Per non parlare poi di ignobili giacigli in cui si dormiva con gli scarponi ai piedi perché, scendendo dal letto, ci si inoltrava in una guazza disgustosa di liquami che debordavano dal wc alla turca sistemato all’interno della stanza. Peggio ancora quando ti vedi costretto per antica fobia ad abbandonare tutta la tua famiglia fuggendo di notte in taxi, pur di trovare un albergo dotato di un passabile impianto di aria condizionata. In fondo (e infatti la dedica alla moglie Alisa parla chiaro) la vera eroina del libro, unica lettrice e severa critica delle relative bozze, è proprio l’adorata compagna di una vita che segue il suo unicorno, assieme ai figli piccoli, in ogni parte del mondo. L’opera però ha un coté “materico” assolutamente straordinario. Come nelle poesie di Francis Ponge, si avverte lo straordinario protagonismo nella sedimentazione della memoria profonda di particolari oggetti nella nostra vita, vedi la famosa “Lettera 22” con cui suo padre passava notti insonni a scrivere copioni e creare personaggi.

O come la mitica “Bianchina” di sua madre usata al pari di una macchina da competizione per provare poi il brivido del cappottamento finendo senza gloria fuori strada. Ma il lupo perde il pelo ma non il vizio della velocità! E le macchine di ogni tipo e modello saranno le compagne predilette della sua vita, appena un filino al di sotto dell’amore viscerale per moglie, figli e nipoti. Tanti veramente i personaggi che si spintonano sul proscenio per conquistare la prima fila nel racconto: il padre; Hillary Clinton; Ronald Reagan; Oriana Fallaci. Ognuno fin troppo stretto nei suoi contesti: la famiglia; le elezioni presidenziali; la guerra per la liberazione del Kuwait, rispettivamente. E le liti possenti tra colleghi dell’internazionale degli inviati speciali, angosciati dal bisogno irrefrenabile di arrivare per primi, magari schivando le schegge dell’ultimo bombardamento, pur di raggiungere la destinazione al fronte con tutti i mezzi improvvisati di cui si può avvalere la disperazione e il terrore della censura dei direttori di giornale, che pagano i conti della missione all’estero. Poi, ci sono i racconti esilaranti degli altri protagonisti muti della famiglia Zucconi: uno straordinario gatto persiano e due pastori tedeschi dal carattere esattamente opposto: ebreo il primo, che si fa carico di tutte le colpe del mondo; prettamente ariano il secondo che a stento riconosce come capo branco lo stupito Vittorio. Imperdibile per tutti quelli che studiano scienze della comunicazione e per i comuni mortali.


di Maurizio Bonanni