Lo scorso novembre Zerocalcare ha fissato un appuntamento con i suoi lettori e con se stesso: è uscito così Macerie prime. Sei mesi dopo, pubblicato da Bao Publishing e presentato il 7 maggio a Roma presso “La Feltrinelli” in via Appia.

Durante l’incontro, ha tenuto a precisare: “Mi sono impuntato sulla questione dei sei mesi non per una pressione della casa editrice, ma perché avevo il timore che la gente potesse dimenticarsi del libro. Ho così pensato di avere poco tempo per dar vita ad una storia che in realtà è stata pensata come una parabola unica, realizzata però in due momenti differenti, per tenermi aperte una serie di possibilità che potessero andare di pari passo con ciò che stava accadendo nella vita reale delle persone”.

Il giorno di debutto mette sempre un po’ ansia per il fumettista, che negli ultimi giorni ha espresso anche la voglia di dedicarsi alla realizzazione di cartoni animati, non escludendo però anche la possibilità nel continuare a realizzare, parallelamente, libri.

Michele Rech, in arte Zerocalcare, continua a riflettere e sfogarsi con la sua parte più intima, contando i suoi sensi di colpa, ironizzando sulla vita di tutti giorni. E lo fa con quella forza comunicativa declinata spontaneamente tutta al romanesco.

È il ragazzo che deve fare i conti con richieste improbabili quando i suoi fan chiedono i “disegnetti” in occasione della presentazione dei suoi libri (“Un castoro che svita una lampadina a basso consumo, su una scala a pioli. Il castoro è la mia ragazza”) e ai tantissimi messaggi che riceve (“Hai risposto a quelli contro la gentrificazione della Mesopotamia?”, “E a quello del workshop su come si leva la crosta della pizza?”). Ironizza, ma a volte non troppo.

In Macerie prime. Sei mesi dopo l’artista racconta nuovamente dei suoi amici che sono in preda alla precarietà e che appartengono alla generazione in crisi per la crisi. Tornerà l’Armadillo che era stato rimpiazzato da Panda; e c’è cinghiale che, dopo essersi sposato, ora è diventato papà e non ha scuse, ormai è diventato “grande”; ci sono risvolti interessanti - tanto da non poter essere spoilerati - su Katja e Depecrabile, su Giuliacometti, su Secco e la giustizia. Poi c’è l’ansia del gruppo per l’attesa risposta ad un bando.

Tutti i protagonisti, reali o immaginari, “cresciuti con gli insegnamenti degli anni ’80” – come si legge nel libro – vanno avanti, chi in un modo e chi in un altro, tentano la sorte o aspettano al varco il destino. Le metafore illustrate da Zerocalcare sono tante, inserite in un mondo post-apocalittico che risente del presente che si sta attraversando. Le macerie continuano ad esserci, sarebbe impossibile immaginare il contrario visti i tempi in cui viviamo; queste servono a realizzare che si può in ogni caso, o per forza di cose, aspirare ad una ricostruzione. Non c’è retorica, non c’è la volontà di essere paladini della rappresentazione di una data generazione: Zerocalcare disegna ciò che vede, ciò che immagina, si confronta con le sue esigenze e con le sue azioni, e lo fa nel migliore dei modi, con uno stile comunicativo che è sincero e spontaneo. Potrebbe non sembrare semplice presentare la persona ai lettori, che amano anche il personaggio. Zerocalcare però ci riesce nella maniera più autentica.

Aggiornato il 11 maggio 2018 alle ore 15:37