La poesia è la più alta forma di libertà

Che si viva ormai in una realtà sempre più prosaica è un fatto innegabile e notorio. È un mondo prosaico quello che abbiamo sotto i nostri occhi ogni giorno. Viviamo nella società dei non garantiti, degli esclusi, dell’affarismo, della mediocrità al vertice e del talento ai margini. Siamo passati dalla “società liquida” alla società gassosa. Ma che si debba, per questo motivo, arrendersi alle logiche prosaiche dei “vaffa day”, che si debba rinunciare del tutto alla poesia, credo sia il più grave errore di presunzione o di falsa modestia che si possa compiere oggi. La poesia è la forma più alta di libertà. Oggi più che mai l’umanità chiede un po’ di poesia. Malgrado la minaccia di una guerra nucleare o il pericolo del terrorismo, dei terremoti, del terrore. Quando si è reclusi dentro un vuoto di solitudine o tra le quattro mura di un carcere o quando siamo immersi dentro una paura o sopravviviamo a malapena tra mancanza di lavoro e assenza di prospettive per il futuro...

Quando la nostra anima sembra già irrimediabilmente atrofizzata oppure quando sentiamo di trovarci sotto un regime oppressivo o in una qualsiasi condizione di sudditanza, allora il primo passo verso la libertà può essere soltanto una: la poesia. Anche qualora avessero spento la musica e silenziato ogni forma d’arte, anche in quel caso la poesia (r)esiste. Esiste e resiste perché lo spirito di libertà è dentro di noi, è nel cuore di ogni donna e di ogni uomo, fa parte del nostro essere persone. La poesia è il nostro sentire più vero e sincero. È la poesia che può aiutarci a ricercare la “forza storica” della libertà. Quindi, nei momenti più bui, è la poesia ad offrire un via di riscatto, di luce, di amore, di fuga e di libertà. La poesia è una via d’uscita. Anche dalla crisi di umanità che stiamo attraversando. Se riuscissimo a riscoprire la forza della poesia, potremmo meglio riscoprire la forza storica della libertà. Ne sono convinto. La poesia, oggi, è diventata rivoluzionaria.

A tal proposito, la S.U.P.E.R. (Somma Università Popolare Europea di Roma) ha indetto un concorso di poesie inedite rivolto soprattutto, ma non soltanto, agli studenti di ogni età e ai detenuti che volessero inviare i loro versi dal carcere e trovare così uno spazio di libertà e di contatto con il mondo di fuori. Infatti, sia per gli studenti che per i detenuti, la partecipazione al Premio di Poesia denominato “Città di Roma” è del tutto gratuito. È sufficiente inviare il proprio componimento, inedito e originale, tramite posta elettronica a [email protected] specificando nome, cognome, classe, sezione e istituto di provenienza, anche per quanto riguarda gli istituti penitenziari. Per tutti gli altri, sarà necessario pagare una tassa di lettura che permetta quindi agli studenti e ai detenuti di concorrere senza costi a questa bellissima avventura. Per ulteriori informazioni si può visitare il sito della S.U.P.E.R. Partecipate col cuore e coltivate così il terreno per un mondo meno prosaico e con un po’ di poesia in più. Guasto è il mondo senza poesia. Perché è un mondo senza libertà, senza sogni, senza memoria. Viva la Poesia!

Aggiornato il 12 dicembre 2017 alle ore 11:35