Manfredi, un editore per la bellezza

sabato 29 aprile 2017


In un momento dominato dalla spending review, dove la cultura ha subito più tagli delle tele di Lucio Fontana e l’editoria arranca, è difficile avere uno sguardo lungimirante e trovare il coraggio di investire in cultura, quell’ingrediente essenziale che nutre l’anima anziché il corpo. Eppure c’è chi, in piena controtendenza, è pronto ad accettare la sfida.

Manfredi Edizioni nasce nel 2015 come piccola casa editrice di Imola (Bologna) specializzata in pubblicazioni d’arte. In pochissimo tempo si è affermata sul mercato, potendo vantare ad oggi prestigiose collaborazioni, come quella con il Macro di Roma, l’Accademia di Brera di Milano e numerose Gallerie e Fondazioni in giro per l’Italia. Tra i volumi realizzati, il catalogo della mostra di Anish Kapoor, Jannis Kounellis, il volume su Ugo La Pietra. Circa un anno fa un nuovo traguardo: Manfredi inaugura ArtSipario, una collana dedicata al teatro e alla fotografia. “Dall’arte al teatro il passo è stato breve – ci ha raccontato l’editor Maria Paola Poponi – anche perché il teatro è la più umana delle arti, come lo ha definito Dacia Maraini”.

Ogni volume una figura di prim’ordine della scena teatrale italiana: si è partiti quindi nel 2016 con “Magnetica Mariangela”, un tributo a Mariangela Melato, per proseguire nel marzo di quest’anno con “Lavia il Terribile” dedicato a Gabriele Lavia, regista e attore sulla scena da oltre mezzo secolo, per poi culminare, nel terzo appuntamento, con “Il Teatro di Antonio Calenda”, volume presentato lo scorso lunedì a Roma presso il Teatro Quirino, alla presenza, oltre che dello stesso regista e del fotografo Tommaso Le Pera, di autorevoli esponenti del palcoscenico quali Piera Degli Esposti, Roberto Herlitzka, Gigi Proietti, Alessandro Preziosi, in un racconto corale fatto di aneddoti, esperienze, incontri, ma soprattutto un grande, commovente amore per il teatro.

I volumi si articolano in due parti: la prima è una retrospettiva ricca di testimonianze inedite di amici, amori, collaboratori dell’artista, la seconda è un racconto fatto di immagini e sfumature in una narrazione che prende vita attraverso una selezione di scatti di Tommaso Le Pera, il più grande fotografo di scena italiano.

“Il teatro si sublima nell’assenza – scrive Antonio Calenda nell’introduzione – esiste nell’attimo in cui accade per poi svanire, consegnato alla memoria singola, collettiva, amplificata, alle volte ‘distorta’. Nessuna riproduzione può salvarlo da questa poetica evanescenza. La natura stessa dell’atto teatrale vive in questo ‘hic et nunc’ rituale eppure irripetibile, la cui eco emotiva si sostanzia nella sensibilità di colui che, assistendovi, accoglie quell’atto”.

Il risultato sono volumi di cui si apprezza la cura dei dettagli, l’eleganza, la qualità della carta. Ma sono innanzitutto belli, di quella bellezza frutto di impegno, dedizione e passione. Quella bellezza che si staglia contro la barbarie dilagante del nostro tempo. Ancora in discussione il prossimo volume. Trait d’union sempre e comunque la fotografia, “tutto quello che resta di uno spettacolo”.


di Elena D’Alessandri