Le diverse abilità ne “Il segreto del teatro”

Nell’arte c’è un... “teatro segreto”? Forse. Di sicuro alla Sala Umberto di Roma Lorenzo Gioielli ci invita a scoprire il suo “Segreto del teatro” (in scena fino al 2 aprile). Ma, nel suo caso, non v’è nulla di più ovvio di questo. Una premessa è necessaria. Rifuggendo dallo schema insopportabile del politically correct (nutriente privilegiato dei “populisti” per punire le élite fedifraghe e menzognere dell’Occidente), la pièce affronta in modo empirico e brillante l’argomento delle “diverse abilità”, interrogandoci e rispondendo con le sue dimostrazioni pratiche al tema trattato in primis nel famosissimo film della fine degli anni Ottanta dello scorso secolo, dal titolo di “Rain Man” (1988), in cui uno strepitoso Dustin Hoffman (Raymond) interpreta la parte di un sapiente autistico, assistito da un altrettanto magnifico interprete (Tom Cruise) nel ruolo di suo fratello Charlie, con quest’ultimo che scopre attraverso il fratello maggiore ritrovato un sorprendente mondo “complementare”. Magari, ma solo all’inizio, per sfruttarne le prodigiose capacità di memoria e di calcolo e cercare di ingraziarselo, in quanto unico erede del patrimonio lasciatogli dal comune padre defunto. Ma, poi, accade inevitabilmente che si crei un legame affettivo profondo, per cui il materialista e opportunista Charlie si trova a battersi disperatamente per l’affido del fratello maggiore, al di là di ogni interesse venale.

Premessa non breve, ma necessaria, dal mio punto di vista. Gioielli con grande abilità e notevole fatica riesce a fare un piccolo miracolo, lasciando che il divertente testo di Gur Koren sia letteralmente digerito e stravolto da un ciclone di simpatia, che si genera dall’affiancamento al nucleo strutturale di una rodata compagnia teatrale di un insieme eterogeneo e sorprendente di persone con diverse abilità. Quest’ultima definizione, come nel caso di Raymond, non è né casuale né ipocrita: tant’è vero che lo spettacolo è, come dicevo, una dimostrazione empirica di come persone afflitte alla nascita da un deficit cognitivo, o da disabilità oggettive come la sordità e la cecità, possano trascinare l’entusiasmo e la simpatia del pubblico esattamente a quanto accadrebbe se ci fosse un genio come Gilberto Govi a girare furiosamente, con assoluta naturalezza, la manovella della comicità.

Piccoline ma estremamente efficaci, la regista “Rainbow” (Arcobaleno) e l’attrice che interpreta sia Mercuzio che la voce narrante hanno caratteristiche proprie e generose in assoluto che rendono “speciale” il loro status: trascinatrici, capaci di formare nell’immediato una singolare empatia tra il gruppo sulla scena e il pubblico. E sono proprio le iterazioni, i toni sopra le righe (sorprendente è la loro capacità di memoria nel ricordare i testi e ripeterli con tanta disinvoltura!) a farci capire sino in fondo la carica di entusiasmo, la catarsi profonda che impregna l’intera recitazione. Perché “Il segreto del teatro” è questo: ricordare a tutti la forza immane della “Comunitas”, della sua innata capacità di ospitare la “Diversità” e di saperla non solo metabolizzare ma regimare nelle situazioni di ruolo all’interno della società tutta.

Per quanto vi sembri strano, in gioventù ricordo di aver praticato qualche piccolo studio di etnologia (ho conosciuto sia Vittorio Lanternari che Jaulin, nemico giurato di Levi-Strauss) ed è lì che scoprii, tanto per esemplificare, come all’interno delle tribù indiane dell’America del Nord - e non solo di quelle, ovviamente! - la “pazzia” fosse considerata sacra!

Due rapide parole sulla trama della commedia: una banda di maldestri trafficanti di cocaina (tutti attori professionisti, questi ultimi), nel tentativo di rimediare ai disastri combinati dai suoi stessi membri nel circuito del commercio all’ingrosso di “polvere bianca”, tenta di nascondere un discreto quantitativo della sostanza nell’abito da sposa dell’attrice non vedente, che interpreta il ruolo di Giulietta (il Romeo è un bellissimo attore giovane protagonista, figlio del capobanda) all’interno di una compagnia di portatori di diverse abilità, che ha in programma, avvalendosi di sussidi ministeriali (i quali, puntualmente, verranno loro a mancare!), di mettere in scena l’opera di Shakespeare. Venuti meno i fondi governativi, sarà il capobanda a farsi avanti per finanziare sia lo spettacolo che il viaggio in Macedonia, Paese di destinazione della droga.

Complimenti a tutti i ragazzi.

(*) Per info e biglietti: Teatro Sala Umberto

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:32