“L’ora di ricevimento”:  scuola e integrazione

In una stagione in cui le migrazioni rappresentano un tema sempre più stringente anche per l’agenda politica, il problema dell’integrazione si riversa inevitabilmente su tutti i piani della vita pubblica dei cittadini, dove la scuola rappresenta uno dei momenti chiave di questo fenomeno. Le classi di oggi sono un crogiuolo di mondi, di tradizioni, di razze e credi religiosi differenti e spesso confliggenti. E la ricerca di un equilibrio all’interno di questo puzzle risulta un gioco sempre più delicato, una missione per veri “funamboli”.

Il nuovo spettacolo “L’ora di ricevimento – Banlieue” di Stefano Massini, per la regia di Michele Placido, interpretato da Fabrizio Bentivoglio nel ruolo principale, parte proprio da questa osservazione della realtà, portando in scena le dinamiche di cui è “vittima” il professor Ardeche, insegnante di lettere nella scuola di Les Izards, banlieue di Tolosa. Inevitabile appare il rimando al film La classe - Entre les murs, Palma d’Oro a Cannes nel 2008 in cui si racconta l'esperienza di un insegnante alle prese con una difficile classe di una scuola media.

Ardeche è un uomo cinico, disilluso, caratteristiche probabilmente acquisite, o forse, perché innate, tali da consentirgli una permanenza superiore ai trent’anni in una scuola considerata l’anticamera dell’Inferno. Ardeche è un osservatore attento e spietato, appassionato di Voltaire e Rabelais. Ogni anno assegna un soprannome a ognuno dei suoi studenti a seconda di quelle che lui individua come caratteristiche preminenti del soggetto: ci sono così “raffreddore”, il “boss”, il “bodyguard”, l’“invisibile”, la “campionessa”. Nell’ora di ricevimento settimanale, il giovedì dalle 11 alle 12, il professore è rassegnato a sentire le lamentele (per lo più è di questo che si tratta) dei genitori dei suoi studenti, questa umanità assortita, spesso innescate da problemi di credo e tradizione.

Ardeche, dal canto suo, cerca di tenersi a galla in questo caos proprio grazie al suo spietato disincanto. L’incontro con il nuovo supplente di matematica rappresenta molto efficacemente due mondi in conflitto fra loro: da una parte lui, ormai rassegnato e stanco di fronte a dinamiche note, dall’altra il giovane professore, animato dal “sacro fuoco” della passione, di chi ha appena iniziato e vuole rendere il mondo migliore. E anche quella scuola di periferia. Solo verso la fine Ardeche viene colto dai dubbi sul proprio operato, ma si tratta solo di un sogno passeggero che non andrà ad alterare la sua consolidata routine.

Al Teatro Eliseo fino al 26 marzo, “L’ora di ricevimento” offre un’occasione di riflessione importante, anche se non approfondisce, rimanendo in superficie e mostrando un mosaico di scenette a volte estreme, quasi caricaturali, senza mai affrontare con il dovuto pathos il problema dell’integrazione con cui anche la moderna scuola italiana è chiamata a rapportarsi quotidianamente.

(*) Per info e biglietti: Teatro Eliseo

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:27