Contrazioni di Bartlett  al Teatro Sala Uno

I rapporti professionali e le dinamiche di potere nell’ambiente lavorativo, oggi, viste da un inglese di Oxford interpretato da una compagnia siciliana. Scrittura del già noto e premiato autore britannico di cinema, teatro e serie televisive Mike Bartlett (classe 1980), “Contrazioni” vede la recitazione di Viviana Lombardo e Silvia Scuderi (regìa di Luca Mazzone, che cura anche lo spazio scenico e il paesaggio sonoro) ed è in scena al Teatro Sala Uno fino al 5 febbraio. Prodotto più volte per la scena dalla Royal Court e dal National Theatre di Londra, il testo copre un arco temporale di tre anni, racchiusi in una successione di quadri in cui si dispiega, incarnata, tutta la potente pervasività dell’azienda nella sfera intima dell’impiegato, costretto in una guerra psicologica - condizionata dal ricatto occupazionale - il cui scopo è possederlo integralmente. Chiediamo a Mazzone di presentarci l’adattamento, una produzione Teatro Libero di Palermo, basato sulla traduzione di Monica Capuani.

Come ci descrive lo spettacolo?

Dal testo del giovane e affermato Mike Bartlett, è la scansione per quattordici lunghi fotogrammi di un incontro che si ripete tra una manager e una sua diretta sottoposta. Parla del mondo del lavoro nelle grandi multinazionali, riesce ad essere una drammaturgia forte, che sviscera molto le relazioni professionali, condendo il tutto anche con una sfumatura di paradosso potente che, però, rende assolutamente concreto e atroce il racconto e l’analisi che Bartlett dà di quest’esperienza. Le protagoniste - la dirigente (Viviana Lombardo) e la dipendente (Silvia Scuderi) - sono due donne; si tratta quindi una dinamica di potere dal punto di vista femminile, ma che di “femminile” ha ben poco.

Che tipo di trasposizione è stata la vostra?

Una messinscena che rispetta fedelmente la scrittura dell’autore.

Quando e come avete deciso di portarlo in scena?

È una produzione di due anni fa. Avevo letto il testo e ho ritenuto che fosse assolutamente attuale, con un ritmo sorprendente, in grado di farci riflettere molto su quello che sta diventando il mondo del lavoro, cioè lo straniamento che in qualche modo si sta sempre più verificando rispetto ai rapporti interpersonali e anche all’umanità che si va perdendo. Qui, ovviamente, tutto è giocato pure su paradossi ed estremizzazioni. In alcuni momenti sembra molto distante dal meccanismo e dalle dinamiche lavorative italiane, ma in realtà poi si scopre che sono ben presenti anche da noi, perciò risultano essere tanti i punti interrogativi che cerchiamo di porci per capire dove stiamo andando.

Quali sono stati gli elementi del testo che più vi hanno convinti a realizzare questa trasposizione?

Sicuramente la grande semplicità di scrittura di Bartlett, la sua capacità di dare una cadenza per certi aspetti molto cinematografica, l’abilità di portare con sé lo spettatore verso un’articolazione anche perversa, straniante, e una grandissima attitudine a scrivere per il teatro.

Ci dà qualche elemento in più rispetto all’esperienza della vostra compagnia?

Teatro Libero di Palermo è un centro di produzione riconosciuto dal ministero, ed è uno dei teatri storici siciliani. A livello regionale si occupa della scena contemporanea, nel 2018 compirà cinquant’anni. Un’esperienza importante quindi, che - in un periodo difficile - cura anche produzioni e la traduzione di drammaturgie europee, nonché la programmazione a livello di festival, con progetti internazionali ma anche con una stagione che cerca di indagare molto i nuovi linguaggi delle arti performative.

(*) Per info e biglietti: Teatro Sala Uno

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:25