Il populismo e il futuro   dell’atlantismo

Nel dibattito politico del nostro tempo il termine populismo viene adoperato per spiegare un fenomeno che culturalmente sta mutando la politica in occidente, sia in Europa che negli Usa. Non esiste più la vecchia distinzione tra destra e sinistra ma quella, ben più significativa e pregna di senso, tra politica e antipolitica, laddove con questo termine si rappresenta la pulsione che muove le masse a nutrire sentimenti di avversione nei riguardi delle élite politiche e finanziarie. In un suo pregevole e profondo articolo, pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno di domenica scorsa, lo storico Giuseppe Galasso ha ricordato che il termine populismo apparve per la prima volta in Russia alla metà dell’Ottocento per designare un movimento politico che vide uniti gli intellettuali e il popolo per favorire il progresso morale e civile in questo Paese.

Nel mondo contemporaneo il termine populismo, che ha acquisito nel corso del tempo infiniti e molteplici significati, descrive la narrazione politica di leader e movimenti che, sulla base di una semplificazione e deformazione del reale, propongono soluzioni semplicistiche per problemi complessi e molto complicati come l’immigrazione illegale, l’austerità economica in Europa, la crisi della rappresentanza democratica nelle nazioni più avanzate e la crescente insicurezza dovuta alla crisi dello stato sociale. Queste narrazioni politiche sono rivolte a stabilire un rapporto diretto tra il leader e le masse, il cui consenso e favore viene ottenuto con la diffusione di slogan intrisi di demagogia e menzogne. Addirittura si è parlato con enfasi dell’avvento della società della post-verità.

Per gli analisti internazionali di politica rientra nella concezione del populismo, così inteso, anche la politica che incarna il neo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Vi è infatti una singolare e inquietante affinità e somiglianza tra la narrazione politica di Trump e quella di alcuni leader europei come Matteo Salvini della Lega Nord in Italia, Marine Le Pen del Front National in Francia, il movimento Podemos in Spagna e la stessa figura di Alexis Tsipras in Grecia.

Per alcuni lucidi osservatori, i populismi che dilagano nel Vecchio Continente e in America rischiano di segnare la fine dell’Alleanza Atlantica e di accrescere la debolezza e l’insicurezza in Europa. Trump, nelle prime dichiarazioni rilasciate subito dopo il suo trionfo elettorale con cui ha conquistato la Casa Bianca, ha affermato che l’Alleanza Atlantica deve essere considerata obsoleta e inadeguata a garantire la sicurezza in Occidente, minacciato dal terrorismo islamico e dall’immigrazione illegale. Inoltre, il neo Presidente Usa ha espresso un giudizio positivo verso la Brexit, che rischia di produrre una frattura nel Vecchio Continente. Per Trump la fine dell’Euro e la disgregazione dell’Unione europea, qualora avvenissero, rappresenterebbero fatti politici dalle implicazioni positive. Rimanendo fedele alle posizioni ostili verso la globalizzazione, Trump ha promesso che intende stimolare la domanda interna e introdurre una border tax verso i Paesi che hanno un surplus commerciale eccessivo verso gli Stati Uniti.

Il rischio del protezionismo si configura se Trump dovesse rimanere ad esso fedele durante gli anni della sua amministrazione. Al cospetto delle dichiarazioni di Trump, che annunciano e prefigurano quella che Franco Venturini sul Corriere della Sera ha chiamato una mutazione transatlantica, Angela Merkel ha affermato che il destino degli europei dipende dalla loro volontà e capacità di difendere gli interessi e valori che costituiscono il fondamento della civiltà europea. Ecco perché mai come in questo momento appare necessario riaffermare il valore dell’unità europea. L’Europa, invece, appare divisa e in preda alla confusione, visto che è minacciata dalla forze populiste ostili all’Euro e alla Ue, che raccolgono consensi nei maggiori Paesi del Vecchio Continente, e dal terrorismo integralista.

Per l’economista Luigi Zingales occorre tenere presente che la politica estera di Trump sarà ispirata, durante il periodo della sua amministrazione, dalla logica del business più che dai valori liberali. Mai come in questo momento l’Europa ha la responsabilità di rimanere unita intorno ai valori di libertà e democrazia.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:25