Pascoli e Matera   “Città della Cultura”

Dalle enfatizzazioni politico-sociali, sovente sconfinanti nella demagogia, circa l’urgenza di provvedere alla riqualificazione di una vergogna nazionale, in virtù di una serie di normative speciali promulgate da Alcide De Gasperi nell’ormai lontano 1952 sotto il titolo di “Risanamento dei Sassi”, a “Città della Cultura” per il 2019: un incredibile salto d’immagine per la già enigmatica e silente Matera!

Il comprensibile entusiasmo delle istituzioni e dei cittadini per tale designazione che le ha fatto avere la meglio su agguerrite rivali del calibro di Lecce, Ravenna o Siena, per citarne solo alcune dotate di altrettanto ragguardevoli patrimoni storico-architettonici, appare più che giustificato dalla bellezza conturbante dei luoghi, ovvero dalle grandiose quinte scenografiche offerte dai suoi plurimillenari Sassi Barisano e Caveoso che di recente l’Unesco ha innalzato al rango di paesaggi culturali patrimonio dell’Umanità.

Di certo non poteva essere della medesima opinione il poeta Giovanni Pascoli, del quale si è celebrato nel 2012 il primo centenario dalla morte, che proprio a Matera inizia la sua aspra carriera di insegnante, con in tasca una laurea in Lettere appena conseguita cum laude, presso il locale Liceo intitolato all’illustre giurista materano Emanuele Duni, quale docente di latino e greco, su interessamento del maestro di sempre: Giosuè Carducci.

Pascoli giunge nella città lucana verso l’una antimeridiana in una notte fredda e piovosa tra il 6 e il 7 ottobre del 1882, dopo avere attraversato “foreste paurose al lume della luna cullato dalla carrozza”, per meglio dire “dopo molto trabalzar di vettura al suono delle dolci canzoni del postiglione”. Il Pascoli stesso racconta questo viaggio da tregenda “per vie selvagge attraverso luoghi che io ho intravisto notturnamente, sinistramente belli”, in una delle lettere spedite alle sorelle Ida e Maria, rimaste a casa in trepida attesa di notizie. Non solo, ma essendo l’ora parecchio tarda e la pioggia insistente, il novello professore è costretto a riparare in un androne di palazzo, seduto sulle proprie valigie, mentre aspetta desolato che venga il mattino a illuminare il primo giorno di lezione. Con il passare del tempo le cose migliorano di poco e il professor Pascoli deve accontentarsi di stanze buie, infestate da insetti, prive di comodità, una realtà abbrutente e miserabile che il termine “soggiorno” in questa città di Matera, “abbastanza bella sebbene un po’ lercia” rappresenta poco più di un eufemismo. Per fortuna i disagi nell’accomodamento quotidiano non avranno il potere di distogliere il poeta dal suo precipuo scopo, ovvero comunicare agli allievi l’amore per la cultura classica, in ciò fortemente ostacolato dalla mancanza di materia prima, giusto quei libri che da oltre vent’anni non vengono più acquistati, consultati i pochi in circolazione, dagli stessi ignavi colleghi professori.

Intercalando fino a noi, i disagi per raggiungere Matera, se non proprio equiparabili a quelli subiti da Giovanni Pascoli, non sono comunque da sottovalutare, considerando che ancora oggi la città lucana non può vantare collegamenti ferroviari, mentre per quelli su strada bisogna sobbarcarsi lunghi e defatiganti percorsi. Se per ventura si decide di usufruire dei tradizionali bus di linea, la durata del viaggio eguaglia senza sforzo quella necessaria a conquistare perfino una meta al di là dell’oceano... Provare per credere! Al sospirato arrivo ci si lascerà rapire dall’irripetibile incanto/incastro di architetture rupestri trasformate in chiese mirabili dai monaci benedettini e bizantini e da grotte una sull’altra a costituire le “infere case”, per decenni uniche abitazioni conosciute dai pastori e contadini di queste contrade che le hanno condivise senza imbarazzo con i medesimi animali domestici, fedeli compagni di fatica giornaliera.

Se poi s’aggiunge a tutto il resto il non trascurabile apporto dovuto ai famosi Sassi che una quanto mai propizia ristrutturazione ha mutato in opulenti hotel di lusso, il quadro è completo! A dispetto delle difficoltà logistiche sopra accennate che sarebbe certo auspicabile mitigare, Matera ha tutte le carte in regola per ricoprire l’incarico di “Città della Cultura” per il 2019, anche per via di quella mai interrotta prestigiosa dimestichezza con reminiscenze letterarie e cinematografiche, da Carlo Levi a Pier Paolo Pasolini, non ultimo Mel Gibson.

Del resto lo stesso Giovanni Pascoli, anni dopo, ebbe modo di esprimere addirittura “un pensiero d’amore per Matera che fu la mia prima amica scuola...”. Affezione ricambiata dall’amministrazione comunale che, memore della sofferta permanenza del Poeta nella città lucana, gli ha appropriatamente intitolato la piazzetta ove s’affaccia il Palazzo Lanfranchi, sede del Liceo che lo accolse docente alle prime armi e che, ora come allora, offre d’intero la visione della antica Civita con il suo straordinario presepe di roccia.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:23