Una giovane Bing Band che “suona” il cinema

sabato 14 gennaio 2017


Composta da diciassette elementi, la New Talents Jazz Orchestra sarà in concerto a Roma al Teatro Palladium domenica 15 gennaio (“Hollywood e i grandi classici del jazz”) nell’ultimo di quattro appuntamenti dedicati al rapporto tra questa musica e il Cinema. Ne parliamo con il direttore (e autore di colonne sonore), Mario Corvini.

Com’è partito il progetto?

Nell’ottobre del 2012, quando ho deciso di costituire un “ensemble” di giovani musicisti, proprio per dar loro la possibilità di crescere dentro un organico jazzistico, anche perchè adesso purtroppo non se ne vedono molti in giro. Da subito sono stati bravissimi, quindi abbiamo deciso di dargli un’attività concertistica avvalendoci della preziosa collaborazione di Maurizio Miotti. Con lui abbiamo portato avanti tanti progetti musicali, in ultimo questo per l’Università degli Studi Roma Tre. Ora saremo l’orchestra residente all’Auditorium Parco della Musica, e avremo modo di implementare ancora di più le mille idee che abbiamo in testa. Non è facile metter su un’orchestra e suonare, ci vuole una struttura specifica in cui poterlo fare.

Nell’Orchestra c'è una sola donna. Forse più che in altri generi, nel jazz la presenza di musiciste è molto minoritaria. Quali sono le ragioni, secondo lei?

Sì, è Chiara Orlando. Fondamentalmente il jazz è una musica in un certo senso “dissacrante”, non convenzionale, d’improvvisazione, e forse la donna si rappresenta meglio in ambiti più tranquilli, classici, pop. Di tromboniste che sanno improvvisare non se ne vedono tante, nella storia c’è stata Melba Liston e poche altre, come anche rispetto alle trombettiste: la canadese Ingrid Jensen, che suona veramente bene. Però alla fine che saranno, un dieci per cento? Forse sono anche occultate, ma in giro ce ne sono, di brave.

Perchè una suddivisione in quattro parti, per i concerti?

Ne avremmo volute fare molte di più, il problema è che dovevamo integrarci dentro la programmazionre del Palladium, teatro gestito dall’Università, insieme alle tante altre attività artistiche. Quest’anno il professor Luca Aversano - grazie al quale siamo riusciti a fare queste musiche per i film - ha voluto realizzare un cartellone non solamente in relazione ai programmi di studio, ma anche per dare la possibilità al pubblico di andare ad un teatro vero e proprio, con musica, balletto e quant’altro.

Come mai avete individuato ne la commedia all’italiana, il “noir” e Hollywood i principali punti di collegamento con il Jazz?

Avremo potuto fare anche i grandi “cartoons”, come “Biancaneve” e “Cenerentola”, da cui sono stati tratti alcuni “standards”, però dovevamo selezionare dei filoni in maniera che dividessero quasi completamente un concerto dall’altro; il che è difficile, perchè è difficile suddividere una categoria musicale all’interno del Cinema, che già di per sè è un contenitore unico. Ad esempio, avremmo potuto benissimo tradurre in jazz pellicole che non lo erano, e probabilmente lo faremo il prossimo anno, lo preannuncio in anteprima. Ci è sembrato un classico cominciare con la commedia all’italiana, i film che abbiamo rappresentato il 9 ottobre scorso sono i più noti, li ho visti molte volte.

Rispetto ai brani originali, questi suonati da così tanti elementi hanno un’organicità e un ampliamento che li rende superiori.

Non solo, abbiamo anche l’ausilio di un grande schermo - perchè il Palladium è anche un cinema - che prende tutto il boccascena, che non è piccolo, e sul quale proiettiamo degli “screenshot” con le locandine originali dei film, e in più con il video musichiamo in tempo reale due-tre brani più importanti di alcune pellicole.

Le sue tracce preferite, dalla commedia all’italiana ai classici internazionali?

“Gassman blues” (di Piero Umiliani, nella colonna sonora de “I Soliti ignoti”, ndr): come non ricordare il grande Mario Monicelli? Questi brani sono tutti delle grandi scelte, da “You never told me” di Piero Piccioni in “Fumo di Londra” alle musiche di Armando Trovajoli in “L’anatra all'arancia”, “7 Uomini d’oro”, “Matrimonio all’italiana”. In generale, sono innamorato di John Williams (cinque premi Oscar, perlopiù per colonne sonore di film del regista Steven Spielberg, e ben 47 candidature, ndr), ma anche la musica di Ennio Morricone per “Nuovo Cinema Paradiso” merita.

Qualche anticipazione su “Hollywood e i classici del Jazz”, concerto di chiusura?

Ci sarà una chicca molto speciale, ho voluto assolutamente inserire - su “Smile”, da “Tempi moderni” di Charlie Chaplin - alcune sequenze video montate da Miotti: molto suggestive.


di Federico Raponi