I colori di “Zooe”

Zooe, al secolo Serena Fauttilli, rappresenta in Italia il filone di Jackson Pollock, caposcuola dell’Action Painting (pittura d’azione). Un completo slancio verso l’inconscio, l’emozione, il sentimento che la Fauttilli ha celebrato nella sua ultima personale di pittura, che si è svolta a Roma dal 20 al 23 dicembre presso la Galleria Angelica.

“Con la mia tecnica le figure sulla tela scompaiono, assorbite da una kermesse di colori dettati dal cuore, dal mio stato d’animo, come una sorta d’istantanea al mio attimo creativo - racconta Zooe - La cosa che mi attrae di più nel creare un’opera è l’incontro con i colori: sono loro che maggiormente ispirano la mia voglia di mescolarli, facendoli vivere sulla tela senza dover necessariamente tracciare un disegno, lasciare che sia il loro movimento e la loro energia a creare e disegnare le forme. È la completa libertà verso l’istintività”.

La gente accorsa all’evento non ha potuto che soffermarsi su una delle sue opere al momento più corteggiate, parliamo di “Black report”, dove fanno capolino schegge, frammenti, ricordi, certezze, “soprattutto quello sguardo sul terrorismo e le post-verità”, come ammette l’artista. Tele in controtendenza, che processano i soloni del politicamente corretto che vorrebbero le masse “in un percorso d’accettazione rassegnato delle varie forme d’esclusione sociale”. Zooe li sfida, invita a ribellarsi alla dittatura planetaria.

La sua ultima personale romana di dicembre è stata curata dal critico Silvia Corradini. Ma tante sono le collettive a personali che l’hanno messa in contatto col pubblico. Nel 2007 esponeva al Collegium Musicum, diretto dal Maestro Fidel Baldin, nel castello baronale di Maenza. Nel 2008-2009 partecipava all’Electronic Artcafè, curata da Umberto Scrocca e Achille Bonito Oliva. Nel 2009 esponeva le sue opere per Dom (Libreria e Galleria d’Arte nel quartiere Rioni Monti di Roma). Nel 2010 esponeva nella Galleria d’arte di Sandro Maddeu a Sperlonga e nell’Atelier Camponeschi, con una personale definita “dai colori magicamente prodigiosi e ispirati”. Ha allestito ben tre personali nel 2011 a Roma: la prima invernale al Muzak, la seconda chiamata Mulsum al Nilon presso la galleria d’arte d’avanguardia e la terza, d’estate, al Gone, tradizionale location dell’avanguardia artistica romana. Anno chiave per la carriera artistica della Fauttilli è il 2013, in cui l’artista allestisce mostre personali all’estero, presso la Kute Gallery con un’esposizione intitolata “The heart bleeding Berlino” e “The life is beautiful” presso XBacchus.

In Serena c’è un rapporto diretto tra il gesto e la tela. Rapporto altrettanto diretto tra precisione ed efficacia di quel segno sullo spettatore. Perché chi guarda un suo quadro in realtà non guarda solo con gli occhi, ma guarda con tutto il corpo. In ogni processo di fruizione c’è una fortissima componente di mimesis. Mimesi di chi fruisce non di chi fa l’opera d’arte, e con buona pace di Aristotele. Si tratta di un processo spontaneo: quando ascoltiamo una canzone ci viene spontaneo di cantarla. Ecco che la sua opera “Il sole dentro” s’è dimostrata una sorta di momento di coinvolgimento collettivo.

L’arte pittorica di Serena Fauttilli è rigenerativa della dimensione umana. Dimostrandosi nel solco della metafisica astratta, dell’onirico, della gnosi ermetica della visione. Con la sua pittura astratto-informale, la Fauttilli esprime pensieri e riflessioni, sentimenti ed emozioni. Così approda ad una personale rivelazione transitiva, tesa al risveglio delle percezioni sensoriali. Il cromatismo è l’elemento primario della sua visione estetica, e risponde alla concezione dell’Io junghiano. I giochi di luce e le combinazioni chiaroscural, sono intrisi di messaggi dell’anima che ammaliano e conquistano lo spettatore. La sua arte non segue percorsi accademici né inutili espedienti concettuali. Per dirla con Silvia Corradini: “L’impatto con il colore è immediato, l’istinto di sopravvivenza prevale come un tornado sulla crudeltà delle guerre e della fame... l’Umanità dimenticata, graffiata e graffiante scuote la coscienza degli uomini di pace e rende più disumani coloro che li respingono”.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:33