“Casa di bambola”  al Teatro Arcobaleno

Ha debuttato venerdì scorso al Teatro Arcobaleno di Roma, “Casa di bambola”, prodotto dalla cooperativa “Teatro Instabile” per la regia di Gianni Leonetti. Una messa in scena fuori dagli schemi convenzionali che ha scelto di mettere a fuoco l’essenza del capolavoro di Henrik Ibsen: il percorso emozionale dei personaggi anziché ripercorrere soltanto la trama già nota al vasto pubblico.

Casa di Bambola è uno dei più celebri testi teatrali europei dell’Ottocento, sicuramente il più scandaloso perché minava alla radice l’idea e il ruolo della donna nella società dell’epoca. La trama si evolve all’interno della relazione uomo-donna nell’ambito del matrimonio, dove potere, erotismo, possesso e denaro scatenano impreviste pulsioni. Se è vero che, alla tradizionale morale borghese del secolo di Ibsen e di Freud, si è sostituita oggi la dittatura dell'immagine, dell'eterna giovinezza, del facile successo, la mitizzata fuga dalla responsabilità e dalla fatica del percorso personale, allora “Casa di bambola” è una straordinaria partitura del nostro tempo.

La vera essenza di Nora, moglie-bambina, è il sogno, il gioco. La sola arma che sa usare con innata maestria è la seduzione. Lei, eterna adolescente, detta le regole nella sua “dorata casa di bambola”, tuttavia non ama il marito per quello che è, ma per come lei lo immagina: un padre-padrone. Ma quando lui non si degnerà di salvarla, Nora decide di abbandonarlo per andare a ritrovare se stessa lontano dalla famiglia e dai figli. Ma se indaghiamo sul finale aperto, che solo un grande autore come Ibsen ha saputo escogitare, siamo davvero sicuri che Nora non stia edificando la sua ultima avventu-rosa immaginazione? E Torvald Helmer è solo un passivo complice di Nora arroccato in logori giochi di ruolo? Oppure è, forse, disposto a cambiare il suo modo di essere e ad accettare umilianti compromessi pur di salvare il salvabile? E Kristine e Krogstad sapranno maneggiare la felicità che si spalanca loro davanti? O sono creature ormai lacerate dal tempo e dalle decisioni sbagliate che hanno inferto e subito? Infine, il dottor Rank, ricco amico di famiglia, confessa il suo amore per Nora solo quando sa di dover morire perché non sopporta l’idea di essere felice o per convenzionale delicatezza? Nora ed Torvald sono una coppia borghese con figli, ma la tranquilla vita familiare viene messa in pericolo da Krogstad, verso il quale Nora, falsificando la firma del padre, si era rivolta per avere un prestito per curare il marito gravemente malato. Nora è sicura che il marito la difenderà dalle conseguenze del suo errore commesso a fin di bene, ma non sarà così. Attraverso questo evento Nora scoprirà di essere stata per Helmer solo una bambola...

Un testo scandaloso dell’Ottocento che ha messo in discussione la figura della donna nel contesto sociale e familiare, ma che oggi si trova a fare i conti con la modernità delle nuove dinamiche tra uomo e donna. Bene ha fatto Leonetti, non nuovo a questi esperimenti, a scegliere di non definire i personaggi secondo uno schema “morale e consueto”.

Maria Teresa Taratufolo è una guizzante Nora bambina; Bruno Governale, un Torvald potente e vibrante; Gianluca delle Fontane, un Rank romantico e nostalgico pronto a dire addio alla vita; Letizia Spata è una Kristine intensa; Alessio Binetti un Krogstad duro e fragile allo stesso tempo. La regia di Gianni Leonetti disegna uno spettacolo pieno di energia, moderno, elegante, curato nei minimi particolari, soprattutto nei momenti dove la sospensione delle dinamiche emotive ci fa dimenticare il tradizionale e vetusto naturalismo.

Anime strappate, intrappolate e corrotte che cercano disperatamente, ognuno per conto proprio, di sopravvivere nell’unico modo che conoscono, e che alla vigilia, forse, di un nuovo viaggio, Ibsen lascia libere, sciogliendole dalla trama. In “Casa di bambola” non ci sono verità, emergono invece le potenti ambiguità dei personaggi davanti agli snodi improvvisi della vita. Raffinati i costumi di Gdf studio, mentre le scene semplici ed efficaci sono a cura di Mauro Banella. Fino al 20 novembre.

(*) Per informazioni e biglietti: Teatro Arcobaleno

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:24