Cinema indipendente, docufilm da sostenere

venerdì 11 novembre 2016


La scorsa settimana si è conclusa con l’approvazione della nuova legge sul cinema e l’audiovisivo, il 3 novembre è arrivato il definitivo sì della Camera. La nuova legge – attesa da 40 anni – mette fine alla discrezionalità dei sostegni, iniettando più risorse al settore in maniera automatica. Una notizia davvero eccellente, considerando che l’industria dell’immaginario rappresenta un elemento nodale per la cultura e l’identità di un Paese che, come il nostro, vanta un’importante tradizione in tal senso.

Tuttavia ci sono progetti che nascono dal basso e che, per quanto meritevoli, purtroppo non hanno accesso ai finanziamenti e non riescono a trovare alcun tipo di sostegno, pratico ed economico. È il caso del secondo docufilm del regista egiziano Maged El Mahedy, “Sinestesia. Cairo ‘13”.

Il regista, egiziano di nascita ma italiano di adozione, è nel nostro Paese da oltre un quarto di secolo, arrivato, dopo una laurea in filosofia, spinto dalla passione per la settima arte. Ha studiato cinema alla scuola di Marco Bellocchio e ha realizzato numerosi cortometraggi. Nel 2012 il suo primo lungometraggio, “I don’t speak very good, I dance better”, è stato premiato al Torino Film Festival come migliore film documentario.

Nel 2013 il suo Paese di origine, l’Egitto, è piombato nuovamente nel caos, a soli due anni dalla Primavera araba. Il popolo si è scagliato contro Mohamed Morsi, primo presidente democraticamente eletto nel giugno 2012, esponente del partito dei Fratelli Musulmani, scendendo in piazza e spaccando di fatto in due il Paese. Il presidente Morsi verrà deposto nel luglio 2013. Questo nuovo fermento, chiamato dall’Occidente “colpo di Stato” e dal popolo egiziano “rivoluzione”, ha spinto Maged a partire di nuovo e scendere in piazza tra i lacrimogeni, con la sua macchina da presa.

Il risultato non è soltanto un documentario socio-politico della durata di 70 minuti, ma molto di più. Girato in tempo reale tra Roma e soprattutto il Cairo, l’opera viene raccontata attraverso lo sguardo e la poetica personale del cineasta. Maged racconta in diretta quei giorni, attraverso un originale punto di vista oscillante tra nostalgia e integrazione verso un Paese che ha lasciato da molti anni e di cui ricorda frammenti della sua infanzia come il suono della Rababa e il rombo dei caccia.

Stante il riconoscimento ottenuto con la prima opera, anche in questo secondo progetto il regista non ha trovato supporti: ideato, girato e prodotto completamente da solo, il film, che ha subìto continui stop and go proprio per la carenza di risorse, manca oggi del montaggio del suono, una delicata fase della post-produzione, un punto essenziale per un progetto come la Sinestesia che vuole porsi come racconto di memoria visiva e sonora, in una sorta di dialogo immaginario tra il protagonista e la Sfinge. Per sostenerlo è stata creata una campagna di crowdfunding, che scade tra meno di un mese. Le chance che questo film veda la luce sono nelle nostre mani. Anche una piccola donazione può essere preziosa.

https://www.produzionidalbasso.com/project/sinestesia-cairo13/


di Elena D’Alessandri