La fanatica fede in “Parola di Dio”

mercoledì 26 ottobre 2016


Cosa accade quando la fede scade nel fanatismo? Quando l’interpretazione letterale dei testi sacri produce mostruosità inenarrabili? La cronaca più recente ci ha costretto a scontrarci con le derive del fondamentalismo di matrice islamica. Il film del russo Kirill Serebrennikov, “Parola di Dio”, ci propone invece davanti ad una interpretazione letterale della Bibbia, non per questo meno spaventosa.

Veniamin non è un ragazzo come gli altri. Il giovane protagonista, studente di una scuola superiore popolata di bulli in una cittadina della provincia russa, è in piena crisi adolescenziale. Diversamente da quanto prevedibile, Veniamin non chiede maggiori libertà, ma regole più rigide. Sin dall’inizio Veniamin parla solo citando passi della Bibbia, interprete convinto di una guerra fanatica contro il buon senso, la teoria scientifica, la modernità e la laicità dello Stato. La ribellione di Veniamin, che si esplica attraverso azioni sempre più eclatanti, coglie tutti impreparati. Di fronte alle sue crescenti richieste e dimostrazioni borderline, gli insegnanti e la preside reagiscono impotenti. E intanto Veniamin sbraita, saltando sui banchi della classe nudo, forma estrema di protesta contro la lezione di educazione sessuale dell’atea Elena, insegnante di scienze. Indossa un costume da gorilla per negare l’evoluzionismo. Costruisce una grossa croce di legno che appende nell’aula di musica. Si scaglia contro gli omosessuali, chiede ed ottiene che alle ragazze sia vietato l’uso del bikini durante l’ora di educazione fisica.

Trova quindi un discepolo, lo storpio Grisha, ed invoca Dio per far crescere la sua gamba più corta; di fronte all’evidente fallimento, neanche per un attimo dubita di sé – preda del più incontrollabile delirio di onnipotenza – attribuendo alla fede vacillante dello storpio il mancato intervento divino. Veniamin si macchia di pensieri e azioni orribili nell’indifferenza generale, quella di una società pronta a difendere lui, un fanatico religioso, piuttosto che la professoressa di scienze, infine licenziata.

Parola di Dio, efficace traduzione italiana del titolo originale “The Student” offre un ritratto efferato ed efficace di una società alla deriva che scambia il fanatismo per una crisi adolescenziale. Presentato in anteprima mondiale allo scorso Festival di Cannes, nella sezione “Un Certain Regard”, e dopo aver vinto il premio del pubblico come miglior film europeo al “Biografilm Festival”, Parola di Dio sbarca nei cinema italiani giovedì, distribuito da “I Wonder Pictures”.

Più che la follia del protagonista, di questo film – di evidente derivazione teatrale soprattutto nel finale, tratto da una pièce del tedesco Marius von Mayenburg – colpisce la fotografia di un mondo malato in cui concetti retrogradi si ammantano di verità assolute nell’assordante assenza di una coscienza critica. Un monito importante in una stagione in cui il fanatismo radicale è tornato a tingersi di rosso, mietendo vittime proprio come al tempo delle Crociate, coprendo i propri orrori con il “volere divino”.


di Elena D’Alessandri