Fui Fo

E così se n’è andato anche Dario Fo. Il giullare ci ha lasciato nello stesso giorno in cui Bob Dylan viene insignito dello stesso Premio che fu suo nel 1997 a 71 anni, suscitando le stesse perplessità e lo stesso clamore. Come una premonizione, Fo e Dylan si trovarono nel 2000 a condividere uno spot della Apple, che esortava tutti a “pensare differente”. Nessuno meglio di Fo, ribelle e piantagrane, poteva rappresentare quest’idea. Infatti, in quella occasione, prestò la voce per la versione italiana.

Molti allora si chiesero chi fosse Dario Fo, cosa avesse scritto, come mai gli italiani lo conoscevano così poco. C’è voluto il Nobel per la Letteratura per accorgersi di lui nel nostro Paese, quando già era apprezzato negli Stati Uniti, nel Nord Europa e soprattutto in Francia. Il Premio Nobel viene dato a chi si è impegnato e distinto nei diversi campi della conoscenza, a persone di qualità, che hanno avuto il merito di “apportare considerevoli benefici all’umanità”, non per fede religiosa o politica.

“Dario Fo era un’opera d’arte vivente, un’installazione – ha detto Alessandro Haber, che ricorda tra l’altro una bella cena insieme a lui di qualche tempo fa – aveva la capacità rara di spiegare le cose bene, a tutti, con semplicità”.

Oltre settant’anni trascorsi in teatro, con oltre cento commedie satiriche, romanzi, saggi, racconti e canzoni; Fo oltre che attore fu regista, pittore, scenografo, attivista. Poi il Nobel, un Premio agognato da tanti, che suscita invidie e rabbie in chi sognandolo non riesce ad ottenerlo, forse perché non è all’altezza. Allora si fa in fretta a dire che il Premio è politicizzato, per tentare di farsene una ragione.

“Con Franca abbiamo vissuto tre volte in più degli altri”, amava dire Dario Fo. Franca Rame, attrice e compagna di una vita, con la quale ha condiviso tutto. Lei lo scelse quando, giovane e bellissima, aveva un codazzo di uomini in attesa fuori dal teatro. La sposò nel 1954. Ancora in molti ricordano il saluto che le diede al funerale di lei, un grande e commovente “Ciaooooo!”. Da sempre Franca, sostegno per tutti quei progetti che lo portavano a reinventarsi continuamente, come quando furono sospesi dalla Tivù di Stato nel 1962 mentre conducevano insieme “Canzonissima” e alla settima puntata parlarono di morti bianche e malaffare, temi che i burocrati di allora ritennero inaccettabili per la prima serata nella tivù nazionale, così vennero censurati. La Rai li mise alla porta e ne restarono fuori per 15 anni. Ritorneranno nel 1977 per le registrazioni delle sue opere teatrali famosissime ormai in tutto il mondo. Per questo ci siamo persi molti pezzi, molti bei momenti della compagnia Fo-Rame.

Gli anni Settanta furono pieni di vicissitudini per Fo, che raccoglieva molti dissensi per i suoi monologhi e le sue pantomime a sfondo politico o talvolta religioso. Faceva infuriare il Vaticano, ma anche qualcun altro, poiché le sue case venivano addirittura incendiate e nessuno voleva più affittargliene, così come i teatri dove si esibiva. Ogni tournée lo vedeva esposto a centinaia di denunce, fino al suo arresto nel 1973 per resistenza a pubblico ufficiale e al rapimento di Franca. Nonostante tutto, Dario Fo e Franca Rame hanno continuato insieme senza demordere mai ed a portare la loro verità per il mondo.

Uno spirito libero, senza padroni che ha pagato un prezzo alto per essere sempre stato controcorrente. Di Dario Fo rimangono tanti ricordi e insegnamenti, ma uno su tutti: quel “think different” in quel corto prodotto per Steve Jobs che dedicava “a tutti quei folli che non amano regole e regolamenti, che non hanno nessun rispetto per lo status quo e che non si possono e non si devono ignorare, perché sebbene ritenuti folli sono coloro che fanno progredire l’umanità e che pensando di poter cambiare il mondo lo cambiano veramente”.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:33