L’immenso “Neruda” di Pablo Larraín

mercoledì 12 ottobre 2016


Cile, 1948, Guerra Fredda. Dopo aver accusato il governo e il presidente Gabriel González Videla – da lui stesso inizialmente sostenuto – di aver tradito il partito comunista ed il governo, Pablo Neruda è costretto a fuggire dal Paese. In questo percorso dovrà fare i conti con l’agente Óscar Peluchonneau, con il quale inizierà un gioco a rincorrersi durato due anni, culminato con la fuga attraverso la Cordigliera andina. In quel periodo il poeta simbolo del popolo e della sua libertà comporrà il “Canto General”, la sua raccolta epica fatta di pagine piene di sogni terribili e di un’America Latina in stato di crisi, che lo consacrerà leggenda. In bilico tra sogno e realtà, il film è costruito sul racconto romanzato del politico-poeta, con particolare attenzione al rapporto tra lui e il poliziotto, un legame in tutto simile ad un amore tormentato. Il fuggitivo e il suo persecutore, antagonisti ma dipendenti l’uno dall’altro, sono ritratti nelle loro contraddizioni e nelle loro intime debolezze: l’uno impegnato politicamente, edonistico, superficiale, amante delle donne e dei piaceri terreni; l’altro, un burocrate, stupido, che coltiva il sogno di diventare “un grande poliziotto” ma che al tempo stesso subisce il fascino del grande poeta, di cui legge i versi di nascosto. Ciascuno a modo suo ambisce ad essere un protagonista e non un personaggio secondario.

Pablo Larraín torna in sala con il suo sesto film “Neruda”, in Italia da domani. Una sfida importante per il regista, che ha impiegato cinque anni per scriverlo e girarlo, periodo durante il quale ha realizzato altri tre film: No - I Giorni dell’Arcobaleno (2012), Il Club (Orso d’Argento a Berlino nel 2015) e Jackie, dedicato alla moglie del presidente Kennedy, recentemente presentato a Venezia. Raccontare la vita di un grande personaggio pone sempre davanti al rischio di scadere in déjà vù e banalità retorica. È proprio per questo che Larraín ha concentrato il suo film su un momento specifico della vita del poeta e lo ha fatto attraverso un biopic anticonvenzionale o, come ha dichiarato lui stesso “un anti-biopic, una commedia nera, un film noir degli anni Quaranta e Cinquanta, un western, un film sulla comunicazione. È un poema su Neruda che abbiamo realizzato sognando che lui potesse leggerlo”.

Numerosi i cambi di registro, dal film politico, a tratti drammatico, al western al road movie a momenti grotteschi. Una voce fuori campo ci guida, intervallata dai versi del poeta. Una narrazione vivace e avvincente per un Neruda immenso, debordante e però lieve.


di Elena D’Alessandri