Soldini narratore di un mondo senza tempo

sabato 6 agosto 2016


Sulla linea di confine tra Italia e Svizzera vivono due uomini che coltivano passioni senza tempo nelle rispettive botteghe. Alberto Casiraghy e Josef Weiss sono artisti della parola, due personaggi meravigliosi nella propria semplicità, creatori e custodi dei loro piccoli gioielli.

In un mondo sempre più dominato dalla velocità e dall’automazione c’è chi va controcorrente e vive una vita scandita dai ritmi della natura e dell’anima. Con il documentario “Il fiume ha sempre ragione – Tra i giorni e le cose di Alberto e Josef”, in sala da settembre – Silvio Soldini – noto ai più per il delicato e poetico “Pane e Tulipani” (2000) – offre uno spaccato delle vite di questi due artigiani, del loro lavoro condotto ancora con tecniche antiche e così meticoloso, e del loro rapporto con la natura.

Sul versante italiano, ad Osnago, in Brianza, Alberto Casiraghy ha fatto della sua casa una bottega editoriale. Il suo piccolo regno è frequentato da artisti, poeti e amici. Appassionato di poesia e aforismi e lui stesso editore, aforista, illustratore e fondatore della casa editrice “Pulcinoelefante”, Alberto confeziona piccoli libricini con una vecchia macchina a caratteri mobili.

Al di là del confine elvetico, a Mendrisio, in Canton Ticino, Josef Weiss è un abile restauratore che ridona vita a libri antichi, rendendoli eterni. Entrambi ammettono l’importanza della tecnologia, di cui talvolta fanno uso – Alberto dimostra grande dimestichezza nell’utilizzo di un tablet e nella gestione del proprio profilo sui social network. Loro hanno però scelto di continuare a lavorare usando metodi antichi, sorta di custodi di un’epoca ormai tramontata e destinata presto alla definitiva scomparsa, spinti certamente più dall’amore che dal profitto.

Soldini, racconta con poetica leggerezza, a tratti forse un po’ nostalgica, le giornate trascorse tra inchiostro, carta e rotative. Il regista passa da un laboratorio all’altro con discrezione, lasciando ad Alberto e Josef la possibilità di raccontare, spiegare la loro arte e mostrarne i dettagli, tutti elementi di un mondo a parte, fatto di qualità e attenzione così come di piccole imperfezioni. Sul finale l’incontro dei due artisti, uniti da stima e amicizia – che si scambiano doni, frutto della propria abilità e creazione – ed un pranzo in riva al lago che spinge a riflettere sul tempo, il tempo dell’anima, il tempo del fiume, così spesso dimenticato nella frenesia moderna.

Un inno alla vita, ma anche un inno alla bellezza di ciò che non è perfetto, frutto della meravigliosa imperfezione umana.


di Elena D’Alessandri