Il futuro immaginato da Alec Ross

Alec Ross, classe 1971, già consulente di Obama per la tecnologia e l’innovazione nella campagna elettorale 2008 e, dal 2009 al 2012, consigliere senior per l’innovazione del Segretario di Stato Hillary Clinton, pubblica l’interessante saggio “Il Nostro Futuro”, Edizioni Feltrinelli, Serie Bianca. Di lui dice la Clinton: “Ross è stato la mia mano destra per tutto quello che abbiamo realizzato a favore della libera diffusione di Internet nel mondo”. E, infatti, Alec il mondo lo ha girato come una trottola (per centinaia di migliaia di miglia). Il suo libro è, per così dire, una sorta di Lampada di Aladino: basta passare dolcemente la mano sulla sua superficie esterna ed ecco apparire il Genio del Futuro che verrà. Il libro è un prezioso vademecum e una sorta di Manuale delle Marmotte digitali per chi abbia dai quindici ai trentacinque anni. Dopo di che, il Genio nemmeno vi appare, tanto siete tecnologicamente perduti per il mondo dell’innovazione. Nessuno appena diplomato dovrebbe perdere i suoi vitali consigli, prima di iscriversi all’Università.

Non è un libro, in fondo, ma una robusta tavola da surf che, soltanto avendo acquisito le necessarie abilità e se avete un QI (Quoziente Intellettivo) ragguardevole, vi fa stare sulla cresta dell’onda gigantesca dei cambiamenti che verranno. Alta, altissima è la cuspide dell’onda d’urto destinata a portarsi via un numero impressionante di vite di lavoratori che oggi sopravvivono grazie a mestieri che, molto presto, scompariranno. Ross orbita costantemente sulla Silicon Valley (S.V.): ne vede l’enorme, impercettibile forza gravitazionale che aumenta, come le masse stellari in formazione, in funzione del numero di particelle (le start-up più innovative, con tutto il loro corredo di geni informatici e sviluppatori di software) che, una volta catturate, ne vanno a aumentare la massa, sempre più densa e concentrata. Nessuno potrà mai imitare né raggiungere l’immensa ricchezza di quel regno fatato, per la semplice ragione che chi volesse iniziare ora, tra venti anni si troverà S.V. molto più avanti di lui. Nelle App sta la nuova miniera d’oro di chi vuole cambiare in meglio il mondo.

Gli esempi sono Airbnb che ha messo assieme decine di migliaia di piccoli proprietari di case e immobili nel mondo, facendo terra bruciata della tradizionale “hotellerie”. Per non parlare della App di Uber, che ha rivoluzionato il trasporto tradizionale. Perché, vedete, ci dice Ross, questo tipo di filosofia non crea, in realtà, nuovi beni ma rende fruibili quelli poco o per nulla inutilizzati. Chi ha stanze da poter affittare e non riesce a pagarsi il mutuo di casa o non arriva a fine mese a causa di un reddito insufficiente, ebbene può mettere a disposizione quella parte di bene inutilizzato a coloro che ne abbiano bisogno, per un periodo di tempo variabile. Idem, per coloro che dispongano di tempo, di un’auto personale e di buone conoscenze della viabilità urbana in cui opera. Le App, poi, hanno inseriti nella loro “intelligenza” algoritmi che calcolano in automatico l’affidabilità degli utenti e dei fornitori sulla base dei risultati e delle opinioni espresse dai fruitori.

Ma il mondo vero, che bolle come il magma di un vulcano pronto all’eruzione, è quello dei “Big Data” dove confluiscono, in pratica, tutti i dati che una persona produce nella sua vita (mail, post, tweet, vendite e acquisti con moneta elettronica, questionari compilati, etc.) e molto altro. Non pochi esempi riguardano l’utilizzo dei Big Data per migliorare l’utilizzo dei suoli agricoli (con sensori che producono un flusso incredibile di dati esaminando una singola zolla di terreno!), nelle biotecnologie e, soprattutto nella sequenziazione del genoma umano. Chi controllerà i Big Data avrà il mondo ai suoi piedi. Il tallone di Achille dell’internet per tutti è però la “cybersecurity”: tutto è violabile da chi ha interesse a farlo, per ragioni economiche, politiche e militari. La sicurezza è una sfida infinita, una sorta di eterno gioco “cat-and- mouse”. Più sono i topi che rodono i dati, più occorre allevare gatti sempre più scaltri.

Un ultimo, accenno, infine su come l’Interconnessione possa salvare il mondo in via di sviluppo, come l’Africa. Nel Continente Nero ci sono, oggi, imprenditori che hanno sviluppato semplici App per lo scambio di denaro: cosa che ha fatto saltare la necessità di disporre di sportelli e banche tradizionali a molte centinaia di milioni di persone alle quali, oggi, basta un banale smartphone! Poi, da non perdere, è l’analisi che Ross fa della meraviglia Estonia, un piccolo Paese risorto grazie alla connettività, alla cittadinanza digitale (dalla Ue è possibile aprire una società in pochi minuti, o divenire un cittadino estone semplicemente recandosi una sola volta a Tallin), alla totale apertura al mondo esterno globalizzato. Big Data e App sono quelle che daranno al mondo che verrà la possibilità di liberare enormi risorse, semplicemente rendendo estremamente più efficienti i servizi alla persona e alle imprese. Certo, farà vittime per centinaia e centinaia di milioni di lavoratori tradizionali. Ma, come accade nell’ecosistema, soltanto chi saprà adattarsi a tali cambiamenti epocali sopravviverà.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:30