Il patron del fast food che difende la famiglia

«Penso che chiamiamo il giudizio di Dio sulla nostra nazione quando agitiamo i pugni contro di Lui dicendo “sappiamo meglio di te in cosa consiste un matrimonio”, e prego Dio che abbia pietà della nostra generazione, che ha un atteggiamento tanto orgoglioso e arrogante da pensare di poter permettersi l’audacia di definire cosa sia il matrimonio». E ancora: «Sosteniamo molto la famiglia. Siamo un’impresa di famiglia, condotta in famiglia, e siamo sposati con le nostre prime mogli. Ringraziamo Dio per questo. Vogliamo fare ciò che è in nostro potere per rafforzare la famiglia».

Sono le parole pronunciate da Dan Cathy durante il programma radiofonico Ken Coleman Show. Cathy è il presidente della catena di fast food Chick-Fil-A. Probabilmente alla maggior parte degli italiani questo nome non dirà nulla, ma si tratta di una catena che negli Stati Uniti possiede più o meno 1.500 ristoranti sparsi per tutto il territorio nazionale, impiega circa 60.000 persone e vale qualcosa come tre miliardi e mezzo di dollari. Dan Cathy lavora nell’impresa di famiglia da 40 anni. Ha cominciato quando era solo bambino, all’età di 9 anni. Allora cantava canzoni per intrattenere i clienti. Un brav’uomo, insomma. Uno che nella vita ha faticato. Uno di quelli che incarna pienamente lo spirito dell’homo americanus, quello che è partito dal basso, si è fatto da solo e che ha costruito il suo successo con le proprie mani. Non solo, anche uno che tiene alla famiglia, che crede nei valori della Bibbia e che restituisce e reinveste nella comunità parte della sua fortuna. In lui è scritto un pezzo di storia degli Stati Uniti. Uomini come lui sono la quintessenza dell’humus sociale che abita quella parte di Stati Uniti che con Hollywood non c’entrano praticamente niente. 

Ebbene, la sua affermazione sul matrimonio, di stampo tradizionalista, ha scatenato una sorta di bufera giornalistica, una tempesta mediatica che ha coinvolto la politica, le associazioni, i media e i social network. E il motivo è molto semplice: è lontana dal politically correct. Ma non solo: quello sulla famiglia e sul matrimonio è l’argomento perfetto, il dibattito principe che serve fondamentalmente a tracciare una marcata linea di separazione valoriale tra repubblicani e democratici. O almeno così è inteso dalla maggior parte della popolazione. E poi negli Stati Uniti, tocca la famiglia e sei morto. Vale per tutti, anche per la famiglia Forrester, che ha celebrato tanti matrimoni quanti sono i ristoranti di Chick-Fil-A, ma ogni volta uno era più sacro dell’altro. Insomma, il tema è sentito, ed è in grado di nutrire e monopolizzare per settimane le stanche e accaldate pagine dei quotidiani e dei notiziari estivi.

E infatti la campagna mediatica è partita immediatamente. Da un lato i media cosiddetti mainstream hanno puntato il dito contro Cathy, definendolo omofobo e invitando gli americani amanti della libertà a boicottare la catena Chick-Fil-A. La reazione è stata, come prevedibile, un’ennesima battaglia tra buoni e cattivi, fedeli e infedeli, repubblicani e democratici, liberi e prigionieri. Ma stavolta è leggermente diverso. Le elezioni sono alle porte, è il momento di capire chi sta con chi. La mossa della politica non si è fatta attendere, l’occasione è ghiotta, in tutti i sensi. Così il repubblicano Mike Huckabee, ex governatore dell’Arkansas, ha invitato gli americani ad un contro-boicottaggio, che è stato accolto con favore da migliaia di persone che hanno preso letteralmente d’assalto pacifico i ristoranti della catena. Lunghe file di gente in attesa al banco del ristorante e foto postate su tutti i social network, in testimonianza dell’America tradizionale che esiste e vuole dire la sua. Se i media invitano al boicottaggio di Chik-Fil-A, per il semplice fatto di aver espresso un’opinione, allora sono i media stessi che vanno boicottati, perché anche noi teniamo alla famiglia. Questa è stata in breve la reazione di tutte quelle persone che hanno seguito l’esempio di Huckabee. Una sorta di coming out al contrario, si direbbe.

Dall’altra parte c’è la risposta scandalizzata di chi si è sentito offeso dalle affermazioni di Cathy. La rete si è riempita di video, foto, testimonianze più o meno ironiche di persone che non la pensano esattamente come lui e che rivendicano l’uguale dignità dei sentimenti e degli impegni. E il contrattacco dei democratici è arrivato in contemporanea. Uno fra tutti, Thomas M. Menino, sindaco di Boston, che ha scritto una lettera chiedendo che la catena si astenga dall’aprire un ristorante nella sua città. La lettera è subito diventata virale sul web, dal momento è stata pubblicata nella pagina Facebook di Boston, Massachusetts. C’è da dire che il Massachusetts fu il primo stato a legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Da parte loro, anche le associazioni LGBT si sono mobilitate e il 3 agosto hanno organizzato una contemporanea versione di sit-in, dando vita ad un kiss-in nei ristoranti della catena.

Insomma, siamo alle solite. In realtà le posizioni della famiglia Cathy non erano affatto una novità. Chiunque avrebbe potuto sapere quale fosse la loro opinione sul matrimonio tra persone dello stesso sesso anche solo digitando le parole giuste su Google. Fino a qui niente di nuovo. Succede periodicamente che si fronteggino queste due diverse concezioni di libertà. Da una parte, la libertà di esprimere la propria opinione o la propria convinzione religiosa, dall’altra la libertà di vivere la propria vita come meglio si crede, senza necessariamente venire additati come esempio negativo.

C’è chi sostiene che la novità di questa vicenda è che ad uscirne davvero male siano soprattutto i media, che sembrano aver perso il polso del paese e che, convinti di suscitare la solita ondata di indignazione, si sono trovati una risposta forte dalle folle di americani che hanno invaso i ristoranti della catena in sostegno della libertà di opinione e di parola. Queste persone hanno affollato Check-Fil-A per ribadire che è sacrosanto diritto di ogni americano, così come di ogni uomo, poter esprimere la propria opinione, su qualsiasi argomento. Questo principio, per essere valido, dovrebbe valere per tutto. Ragionando per assurdo, ci si potrebbe chiedere cosa sarebbe successo se Cathy avesse detto, sempre esprimendo la sua opinione personale, che la catena Chick-Fil-A dedica grande attenzione, ad esempio, alle famiglie bianche WASP? Diciamo ‘ragionando per assurdo’ perché oggi, nel 2012, negli Stati Uniti, nessuno o quasi si sognerebbe di pronunciare, e tanto meno appoggiare, una simile affermazione, perché metterebbe in discussione in pochi secondi decenni di battaglie, rivendicazioni e sofferenze per i diritti civili dei neri.

E infatti Cathy si è trovato ben presto a dover dare delle spiegazioni, dichiarando che la famosa catena di pollo fritto crede nel principio per il quale tutti debbono essere trattati con uguale dignità, onore e rispetto, a prescindere dalla propria etnia, religione o orientamento sessuale. Lasciamo che sia la politica a dibattere la questione.

Ma nel frattempo, è partito il contrattacco delle catene che sostengono i diritti civili delle coppie omosessuali, tra le quali figurano nomi altrettanto noti, come Starbucks, Absolut Vodka, Google, Macy’s e Tiffany & Co, che hanno aderito al National Marriage Equality Day, il 7 agosto. Difficile dire chi abbia travisato cosa. Difficile anche stabilire quale principio di libertà venga violato quando si tratta semplicemente di esprimere la propria opinione, pur nel rispetto dello stile di vita altrui. Certo è che queste schermaglie tra brand per un italiano sono quasi incomprensibili. Negli Stati Uniti i cambiamenti avvengono con dinamiche e a velocità diversa rispetto all’Italia. E successo per i neri, per i matrimoni interraziali, per le donne. Sta succedendo anche per gli omosessuali. La sensazione è che il dibattito venga usato soprattutto per far leva su quella parte d’America per la quale l’argomento potrebbe essere determinante per la scelta, ormai alle porte, del futuro presidente degli Stati Uniti.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:23