Djokovic in palla, Nadal nella leggenda

Nole Djokovic ieri pomeriggio intorno alle 14 non aveva molta voglia di fare le imitazioni dei propri colleghi come quelle che lo hanno reso famigerato, messe sul suo canale YouTube da ormai sei anni. La faccia, al contrario, era più quella da funerale. Sembrava quasi una comparsa che interpretava il ruolo di un profugo serbo della guerra nella ex Jugoslavia in un film con Angelina Jolie. Quella stessa guerra dalle cui conseguenze fu salvato  grazie alle cure del nonno paterno che  egli anni '90 lo mandò a studiare e a diventare un tennista prima in Inghilterra e poi in Italia. Il nonno dalla cui recente morte ancora non sembra essersi ripreso. Tutto il contrario del suo amico-rivale Rafa Nadal, che ieri alla stessa ora entrava nella leggenda e saliva al "settimo cielo". Unico tennista al mondo ad avere superato il record ormai trentennale di Bjorn Borg conquistando ben sette trofei del Roland Garros negli ultimi otto anni. Borg si era fermato a sei.

Vederli insieme alla premiazione, Rafa e Nole, uno veramente sorridente l'altro che si sforzava e basta, faceva pensare chissà perché a quella vecchia battuta di uno dei più bei film, di Woody Allen.  Quella  in cui, parafrasando un passo biblico, si diceva:  il lupo e l'agnello dormiranno vicini, ma l'agnello quella notte non chiuderà occhio. 

Ecco, difficilmente uno sconfitto e un vittorioso potevano avere le facce più caratterizzate dall'evento. Diversa ad esempio era stata sabato la premiazione in cui la spilungona Maria Sharapova e la nostra connazionale Sara Errani si condividevano, entrambre radiose, i simboli e i montepremi dell'immortale premio tennistico dedicato a Roalnd Garros. Magari perchè la Errani di certo non si illudeva di potere ripetere all'infinito il clichè di Davide contro Golia. Potendo in fondo anche accontentarsi di una stagione strepitosa in cui, oltre a vincere il doppio in coppia con la Vinci nello stesso torneo parigino ed essere passata al numero uno nel ranking mondiale delle doppiste e al dieci delle singolariste, continuava ad inverare l'assunto secondo cui nel tennis in Italia sono le donne quelle ad avere le palle. E tutto questo nell'anno più bello di Andreas Seppi, ormai entro i primi 20 della classifica Atp. Seppi, che dopo la bella prova e i quarti di finale al Foro italico è giunto anche agli ottavi a Parigi, battendo Verdasco e perdendo da Djokovic in cinque set durati quattro ore e venti minuti, dopo essere stato in vantaggio per i primi due a zero.

La verità è che Djokovic quest'anno non è stato lo stesso del 2011, quando massacrò in ben sette finali su sette il rivale amico Nadal, che cominciava a farsene un cruccio. Quest'anno, al contrario, sui tre tornei su tre in terra in cui i due sono finiti in finale ha sempre vinto Nadal, e non c'è quasi mai stata storia. 

Nole d'altronde disputava per la prima volta nella sua comunque strepitosa carriera una finale al Roland Garros e poteva anche recriminare contro il maltempo che costringendolo a ripetute interruzioni, compresa l'ultima di domenica sera alle 20, ha facilitato non poco il compito di un Nadal che ieri alle 13, alla ripresa dei giochi, conduceva comunque due set a uno ( 6-4, 6-3, 2-6), e stava sotto due giochi a uno nel quarto. Alle 13, quando Rafa e Nole si sono ritrovati sul Philippe Chatrier, è iniziata un'altra partita. Djokovic partiva in vantaggio, 2-1 e servizio, ma con tutti gli occhi puntati addosso, per capire se sarebbe riuscito a impattare subito il match. 

Il primo scambio lo manda fuori Nadal, poi è sequenza continua di errori, pazzesco quello del serbo che regala subito una palla break. 

Da predatore consumato, lo spagnolo non ne aspettava una seconda e cogliendo subito l'occasione d'oro. Bravo, ma soprattutto fortunato, perché il nastro costringeva Novak a un recupero approssimativo, che spalancava a Nadal il campo, il game, il set e, in seguito, il match. A Nole non è stata neanche risparmiata dalla sorte l'umiliazione di perdere il proprio ultimo turno di servizio, sul sei a cinque per Nadal, in uno scorcio di set che vedeva entrambi mantenere la propria battuta, con un orrendo doppio fallo. Segno della tensione che era tutta su di lui, mentre l'altro non faceva altro che attendere a fauci aperte che la preda serba cadesse nella trappola del ragno spagnolo del top spin. Peraltro domenica sera, nel terzo set vinto sei a due da Nole e nel successivo portarsi del serbo sul due a zero e poi sul due a uno nel quarto set, il danneggiato da pioggia, vento, umidità e tempo instabile era stato invece proprio Nadal. Che a un certo punto ha cominciato proprio a non vederla più la fortissima palla piatta tirata in tutti gli angoli da Nole, che poteva approfittare del fatto che l'acqua, nel campo e nell'atmosfera, gonfiava le palle da tennis (e non solo quelle) e impediva alle micidiali rotazioni dello spagnolo di avere l'effetto desiderato.

Avessero potuto continuare ieri sera a giocare, non fosse venuto l'ennesimo rovescio d'acqua a convincere un arbitro un bel po' inesperto a rimandare tutto all'indomani, quanto meno la partita sarebbe arrivata al quinto. Perché Nole domenica sera verso le 18 era salito in cattedra e Nadal sembrava annaspare tra recuperi disperati e palle che arrivavano troppo corte di là dalla rete, esattamente come si era visto, per ben sette volte su sette, nelle finali degli slam e dei tornei di tutto il 2011.

Non è andata così, e quest'anno probabilmente Nadal sarà in grado di prendersi la rivincita anche  Wimbledon e negli Australian e Us open con Djokovic. Certo non ci scommetteremmo la testa e neanche lo stipendio, ma i classici 100 euro on-line, quelli sicuramente sì. Quando un giocatore come Nadal entra, come è accaduto ieri, nella leggenda non si abitua tanto presto a lasciarla e a accontentarsi di un ruolo di comprimario. Nole poi dà tanto l'idea di avere ballato per una sola stagione, chissà, magari grazie anche ai benefici della famosa camera iperbarica in cui si rilassava tra un allenamento e l'altro.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:21